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Maria Bacchi, Fabio Levi – Auschwitz, il presente e il possibile. Dialoghi sulla storia tra infanzia e adolescenza – 2004

Maria Bacchi, Fabio Levi
Firenze, Giuntina, pp. 375, euro 13,00

Anno di pubblicazione: 2004

Nel dibattito che si sta aprendo sugli ?abusi della memoria? e in particolare sulla sua sostituzione alla storia in occasione del ?Giorno della memoria?, si continua a commettere l’errore di prestare attenzione solo a chi parla, non a chi ascolta. L’operazione contraria è compiuta dagli autori di questo prezioso libro che, partiti dalla constatazione di ?un diffuso clima di febbrile emergenza, destinato in genere a spegnersi all’inizio di febbraio?, intendono ?riflettere? prima che ?prescrivere?, e ?capire quali interrogativi, conoscenze ed emozioni si muovevano nella testa? dei preadolescenti (p. 9). L’ipotesi di ricerca, alla fine confermata, è che questi ultimi siano investiti dai temi relativi agli ebrei e alla Shoah, che ?anzi si rivelano essere un terreno molto importante per la loro formazione? (p. 365). In due saggi distinti, Bacchi ? che analizza il mondo mentale dei preadolescenti ? e Levi ? che si concentra sulla loro rappresentazione degli ebrei ? sviluppano un’analisi approfondita delle conversazioni in classe e dei colloqui a due o in piccoli gruppi (di cui sono riportate ampie citazioni) condotti con circa 250 allievi mantovani di quinta elementare e di terza media (compresi alcuni, di un corso regionale per ragazzi ?esposti a rischio di devianza?, le cui riflessioni sono tra le più interessanti) dalla stessa Bacchi, che si pone con i giovanissimi in una ?relazione empatica, ma non identificativa? (p. 49). Fra i ricchi risultati del lavoro, molti dei quali inaspettati (ad es., nella trasmissione del passato contano più i nonni dei mass media), vanno segnalati soprattutto quelli relativi alla precoce interiorizzazione di stereotipi, che solo in parte sono quelli del tradizionale antisemitismo.
Così Bacchi, nel contesto di un quadro molto interessante dei ragazzi che si definiscono di destra, che va dai gabber ai videogiochi su nazisti ed ebrei, sottolinea da un lato il sovrapporsi, di fronte alla domanda ?potrebbe accadere di nuovo??, della figura dell’ebreo nel passato e dell’immigrato nel presente, dall’altro la generale identificazione emotiva con gli ebrei come vittime che può non opporsi alla ostilità verso gli immigrati, fino al prospettarsi talvolta di una ?persecuzione paventata [che] ha i toni di una nemesi in qualche modo necessaria. E questo è l’aspetto forse più preoccupante emerso dalle conversazioni? (p. 144). Così Levi analizza, oltre ad alcuni consueti stereotipi antiebraici, qualcosa di più sottile e inquietante. Nel contesto di una differenza degli ebrei ?percepita come indiscutibile ma difficilmente afferrabile? (p. 369), anche per la incerta collocazione geografica e la presentazione storica che li mostra attivi solo nell’antichità e poi ne tace fino a che compaiono come vittime passive, la Shoah getta ?la sua lunga ombra sul mondo di oggi?, proiettando sulle vittime ?un dato di ambiguità? (p. 348): così le domande che i ragazzi si pongono, ?o ancora più le frustrazioni conseguenti alla difficoltà di dare risposte soddisfacenti, contribuiscono a gettare sull’immagine degli ebrei, di tutti gli ebrei, un’ombra di sospetto: vaga, indefinita, ma proprio per questo tanto più difficile da dissipare e quindi foriera di diffidenza e ostilità? (p. 371).

Anna Rossi-Doria