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Maria Canella, Sergio Giuntini (a cura di) – Sport e fascismo – 2009

Maria Canella, Sergio Giuntini (a cura di)
Milano, FrancoAngeli, 536 pp., Euro32,00

Anno di pubblicazione: 2009

A dieci anni esatti di distanza escono gli atti di un importante convegno milanese del 1999. Questo scarto temporale spiega, accanto ai molti punti di interesse, anche gli elementi di debolezza del volume, che racchiude, oltre l’introduzione di Felice Fabrizio, uno dei pionieri degli studi sul tema, trenta saggi, organizzati in quattro sezioni. La prima, più generale, su sport e fascismo, raccoglie diversi punti di vista, anche molto specifici, come quelli sui match calcistici Italia-Austria. La seconda è dedicata a Immagine e architettura dello sport nel ventennio. Segue poi una sezione dedicata in particolare alla Lombardia, aperta da un intervento di Sergio Giuntini, co-curatore del volume ed animatore del convegno, e tre saggi scaturiti dalla tavola rotonda che il convegno chiuse.Nel frattempo Alessandro Pastore e Daniele Marchesini, ad esempio, hanno proposto in volume gli interventi rispettivamente sull’alpinismo e il ciclismo, Antonio Papa già aveva pubblicato le sue monografie e continuerà sul calcio, così come il compianto Luciano Russi sullo sport universitario. Particolare sviluppo hanno poi avuto gli studi su un altro elemento di interesse del volume, quelli cioè sull’architettura e l’impiantistica, anche se non mancano altri spunti originali, dalla fotografia (Guido Panico), al godibilissimo e informatissimo intervento di Marco Impiglia sullo stesso Mussolini sportivo.Lo scarto di cui dicevamo tuttavia ha determinato non solo alcuni vistosi errori materiali (che ci auguriamo refusi, come quando Patrizia Dogliani retrodata al 1906 il primo Coni, p. 483), ma anche una serie di incertezze e contraddizioni talora anche nel corpo degli stessi saggi, da Dogliani a Antonino Lombardo allo stesso Giuntini, i più impegnati cioè dal punto di vista interpretativo. Traspare insomma una incertezza tra il profilo della denuncia e quello della considerazione delle innovazioni, e dunque sulla vicenda della successiva continuità.In particolare lo stesso Lombardo ha molto circostanziato nel volume del 2000 i suoi giudizi trancianti a proposito dell’olimpismo. E qui forse ci sarebbe molto da fare, perché il profilo dei membri Cio succedutisi durante il fascismo, come dimostrano ricerche recenti negli archivi di Losanna, bene illustrano le molte ambivalenze e il conseguente significativo peso politico del fascismo nelle massime assise sportive internazionali. Restano le diverse suggestioni del libro, che testimonia un importante momento di rilancio degli studi, sul finire del secolo scorso, e la strada che nel frattempo si è fatta, in particolare sulla sistemazione anche evenemenziale della vicenda delle istituzioni sportive: finito il tempo dei pionieri – di cui questo testo è pregnante esempio – è ora di passare alla ricostruzione più sistematica, anche se la marginalità accademica e scientifica della storia dello sport in Italia è e resta un dato preoccupante.

Francesco Bonini