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Maria Luisa Betri (a cura di) – Storia di Cremona. L’Ottocento – 2005

Maria Luisa Betri (a cura di)
Azzano San Paolo (Bg), Bolis Edizioni, pp. XX-425, s.i.p.

Anno di pubblicazione: 2005

Il volume rappresenta il terzo tomo di un più ampio progetto editoriale predisposto da un comitato scientifico coordinato da Giorgio Chittolini e promosso dal comune, dalla provincia e dalla Camera di commercio di Cremona con il contributo della Banca cremonese di credito cooperativo. La pubblicazione, corredata da un vasto apparato di illustrazioni, documenti e fotografie, costituisce un esempio perfettamente riuscito di collaborazione fra committenza pubblica e istituzioni accademiche, all’interno delle quali la curatrice Maria Luisa Betri, professore associato di Storia contemporanea presso il Dipartimento di Scienza della storia e della documentazione storica dell’Università di Milano, ha scelto un pool di ricercatori di grande competenza e rigore scientifico.
La dettagliata ricostruzione, illuminata da molteplici fuochi tematici, propone una lettura della vicenda cremonese ottocentesca che interpreta il dinamismo economico-sociale e, in particolare, politico-culturale postunitario non in netta cesura con il periodo austriaco, ma alla luce di una serie di mutamenti profondi del tessuto della società in corso dalla prima metà del secolo. Su questa linea si collocano, da punti di vista differenti, gli interventi sulla demografia e sullo sviluppo economico (Giorgio Bigatti), sull’assistenza (Edoardo Bressan), sulla scuola e sull’istruzione, dove campeggia l’opera di Ferrante Aporti (Monica Ferrari), sulle arti e sulla musica (Antonello Negri, Silvia Bignami, Paolo Rusconi e Raffaella Barbierato), sull’architettura e sul centro storico (Luciano Roncai ed Elisabetta Bondioni), sull’universo editoriale e giornalistico (Ada Gigli Marchetti e Rosellina Gosi).
Di particolare rilievo è il bel saggio di Stefano Levati che indaga le élites cittadine e la rappresentanza municipale prima dell’Unità, mostrando la progressiva ascesa di una nuova borghesia della possidenza, dei commerci e delle professioni, che, a partire dagli anni Trenta, entra in concorrenza con l’aristocrazia austriacante o filosabauda, sia sul piano amministrativo ? dove gioca un ruolo rilevante nella designazione del podestà e dei membri del governo comunale, sia sul piano politico ? dove rappresenta il fulcro della mobilitazione mazziniana e democratica nel 1848 e nel 1859. Proprio a quest’identità risorgimentale, all’interno della quale un ruolo chiave ricopre la figura di Garibaldi, si richiama e attinge continuamente nel periodo liberale la Cremona laica e positivista, laboratorio politico nazionale del radicalismo con Ettore Sacchi e del socialismo con Leonida Bissolati (Elisa Signori). A essa si contrappone, da posizioni minoritarie, la Cremona cattolica e conservatrice, incarnata dal 1871 al 1914 da un personaggio complesso come il vescovo Geremia Bonomelli che, dopo avere fatto fronte alle tensioni interne all’universo ecclesiastico lacerato da abbandoni e scarsità di vocazioni, passa dalla netta avversione a un atteggiamento di transigenza verso le istituzioni monarchico-unitarie, contribuendo da posizioni liberaleggianti al dibattito sui rapporti fra Stato e Chiesa (Paola Vismara).

Gian Luca Fruci