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Maria Marcella Rizzo – Potere e ?grandi carriere?. I Winspeare (secc. XVIII-XX) – 2004

Maria Marcella Rizzo
Galatina (Le), Congedo, pp. 257, euro 20,00

Anno di pubblicazione: 2004

Il volume ricostruisce la storia dei Winspeare, famiglia di origine inglese trapiantata in Italia, a partire da Antonio, capostipite del ramo napoletano (e padre del più noto Davide, protagonista del riformismo napoleonico nel Mezzogiorno, grande amico di Zurlo e autore della Storia degli abusi feudali). Una storia di famiglia presentata come una sorta di biografia collettiva, una vicenda unitaria in cui è possibile rintracciare tratti ricorrenti e modelli comportamentali costanti, quasi un DNA. L’indagine percorre due secoli, da metà Settecento a metà Novecento, privilegiando ampiamente un lungo Ottocento. Unitarietà perciò di fisionomia familiare e anche di periodo.
L’analisi della fenomenologia familiare ? atteggiamenti, carriere, strategie ? apre numerosi squarci rivelatori: ad esempio, sulla problematica del crollo dello Stato, affrontata dal punto di vista di una élite delle professioni che è legata a doppio filo allo Stato e però ha un paradossale bisogno di rivendicare una sua autonomia dai regimi. Da un lato quindi le continuità della storia familiare, dall’altro le discontinuità della ?grande storia?, i cambiamenti di regime sul cui sfondo gli attori si muovono e che condizionano fortemente scelte e destini. Mostrando coesione e spirito di corpo esemplari, interpreti di un’efficace ?logica del cognome?, nel corso delle generazioni i Winspeare cercano di passare da una situazione di famiglia senza parte, ma con arte, al sicuro status di proprietari fondiari, che si consoliderà dopo l’Unità (manifestando anche una spiccata vocazione imprenditoriale). Ma questo raggiungimento del capitale materiale non sminuisce un capitale immateriale che è fatto di spirito di iniziativa, indipendenza di giudizio, cultura, relazioni, e rimane fino al secondo dopoguerra un filo lungo nella storia della famiglia. I Winspeare sin dall’inizio si orientano infatti a profili ben definiti di carriera (forense, militare, diplomatica), che li portano a divenire grands commis d’état dai tratti poco weberiani, almeno fino a quando è possibile nel quadro di una politica vecchio stile (fino a Giolitti di fatto) intrecciare le vicende professionali a rapporti personali, intimi, con il potere.
Il volume, che utilizza il ricco archivio di famiglia incrociandolo con altre fonti, è corredato da un apparato fotografico e da un’appendice documentaria (lettere di Antonio e Roberto, 1800-1818; appelli di Davide al governo borbonico dopo il 1815).

Costanza d’Elia