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Maria Pia Casalena – Scritti storici di donne italiane. Bibliografia 1800-1945 – 2003

Maria Pia Casalena
Firenze, Olschki, pp. XCVIII-405, euro 49,00

Anno di pubblicazione: 2003

Questa ricca bibliografia fornisce un contributo di rilievo alla storia della scrittura di storia nell’Italia contemporanea, grazie all’ampia e solida informazione (4915 schede, accompagnate da un ricco indice biobibliografico delle autrici, da indici delle testate, degli editori, e della presenza femminile nei luoghi istituzionali della ricerca storica), ed ai numerosi spunti offerti alla riflessione nel saggio introduttivo. Il volume presenta una vicenda articolata, che non si può riassumere in un percorso lineare di conquista di spazi e riconoscimenti all’interno della storiografia accademica. È però nel confronto con il ?paradigma’ disciplinare definito all’interno delle università che le varie identità della scrittura storica al femminile, ed i percorsi biografici di tante studiose, vengono caratterizzati e valutati. Da questa dimensione le donne non furono, in Italia, rigorosamente escluse, almeno nel momento formativo, senza però farne a lungo parte a pieno titolo, almeno ai livelli alti della cooptazione accademica. Casalena illustra fatti e presenta personaggi, come le normaliste Lanzani e Rinaldi, esempi di come, magari in una posizione marginale, le studentesse sfiorassero, già nel XIX secolo, il ?cerchio magico’ dell’apprendistato scientifico; e il rapporto personale con i maestri andrebbe ulteriormente documentato grazie a ricerche che questo lavoro rende più semplici e dirette. Innegabili le difficoltà di inserimento incontrate dalle donne storiche, anche se i fallimenti accademici non furono solo al femminile. Non intendo sminuire il peso di un fortissimo condizionamento di genere. Occorrerebbe però ?situarlo’, cercando di definire dei termini di paragone. D’altro lato, credo che la presenza di studiose di storia nell’insegnamento secondario e nelle varie istituzioni culturali sia da considerare qualcosa di più che ?semiprofessionale? (p. LVII); forse può essere analiticamente utile allentare il rigore dell’identificazione fra pratica professionale e sfera accademica. Che si trattasse, del resto, di un fenomeno rilevante, lo provano le numerose prese di posizione che denunciavano, ben prima del 1922, la femminilizzazione delle facoltà letterarie e dell’insegnamento; e lo provano poi le successive esclusioni: dalle cattedre, e da istituzioni formative come la Normale pisana.
Il lavoro suggerisce molti altri spunti. Penso alla questione delle ?forme’ del discorso storico, e delle implicazioni della definizione scientifica della scrittura storica, che se comportava ?il sacrificio pressoché totale dell’espressione della soggettività di genere? (p. XXVIII), dovette riguardare anche altri tipi di soggettività; oppure ad altre considerazioni, riguardanti le modificazioni del genere biografico ? centrale nella vicenda delle scrittrici di storia ?, ed i rapporti fra scrittura femminile e mutamenti del mercato editoriale. Ed andrebbero valorizzate le indicazioni relative alla ?partecipazione femminile alla fase ?prescientifica’ [?] di discipline storiche particolari? (p. LXXXV), ed all’orientamento ?classicistico’ di molte studiose all’inizio del nuovo secolo.

Mauro Moretti