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Maria Teresa Silvestrini, Caterina Simiand, Simona Urso (a cura di) – Donne e politica. La presenza femminile nei partiti politici dell’Italia repubblicana. Torino 1945-1990 – 2005

Maria Teresa Silvestrini, Caterina Simiand, Simona Urso (a cura di)
Milano, Franco Angeli, pp. 778, euro 46,00

Anno di pubblicazione: 2005

Il volume raccoglie i risultati di una ricerca collettiva pluriennale promossa dalla Consulta regionale femminile del Piemonte e dall’Istituto di studi storici ?Gaetano Salvemini? di Torino; l’oggetto di studio ? la presenza e il ruolo delle donne nei partiti politici a Torino ? se da un lato è ?facilmente’ identificabile, dall’altro rinvia a molteplici problematiche, ad esempio la carenza di fonti negli archivi dei partiti. Un ?vuoto’ che riguarda i partiti minori ma anche le donne della DC almeno fino agli anni Sessanta, un ?silenzio’ ricco di significati sulla difficile legittimazione della presenza femminile nei partiti. Gli atti degli enti locali e le testimonianze delle protagoniste hanno rimediato all’assenza di documenti partitici. La tipologia delle fonti fin da subito evidenzia che le istituzioni rappresentative e il momento amministrativo sono, per le donne in politica, luoghi di maggiore realizzazione che non i partiti, piuttosto propensi a difendere una salda gerarchia maschile.
L’impostazione del volume ricalca i confini che separano le formazioni partitiche; i saggi riguardano le donne nella DC (Simona Urso), nel PCI (Maria Teresa Silvestrini), nel PSI (Caterina Simiand), nel PRI (Allegra Alacevich), nel PLI (Marco Brunazzi) e nel MSI (Helga Dittrich-Johansen); sfuggono all’identificazione partitica i lavori relativi ad alcune esperienze politiche del neofemminismo torinese (Liliana Ellena) e alle donne radicali (Elena Petricola). L’importanza dell’associazionismo cattolico per la DC ha suggerito di dedicare un saggio al CIF (Elena Carlino). Questo tipo di suddivisione permette di approfondire la partecipazione/condivisione da parte di alcune donne di ideologie e forme partitiche, ma evidenzia un limite: l’impossibilità di tratteggiare nessi tra tragitti trasversali di percorsi biografici e culture pur formalmente collocate in formazioni partitiche diverse. Non si tratta di proiettare sulla politica delle donne presunte attitudini per la mediazione e lo scambio, ma piuttosto di dotarsi di uno sguardo che privilegi le contaminazioni tra pratiche e tra culture politiche. Se il ?rapporto con il sociale e con reti di relazione femminili al di là dei partiti di appartenenza? (p. 189) è proposto come categoria interpretativa della politica delle donne, la griglia euristica prescelta sembrerebbe limitare l’esplorazione di questi terreni di incontro e di pratica politica. I saggi di Ellena e Petricola sottolineano la porosità di confini che sembrerebbero segnare le diverse appartenenze, una porosità particolarmente accentuata anche perché riguarda quel laboratorio di comportamenti, di passioni e di culture politiche che sono stati i femminismi degli anni Settanta. La rottura operata dal neofemminismo nel rapporto tra donne e politica emerge nei saggi; se il rapporto, in parte conflittuale, fu più stretto con le donne del PCI e PSI, e in questo contesto una variante importante è quella generazionale, anche le donne della DC e gli uomini del MSI non poterono ignorare i grandi cambiamenti nella condizione femminile a partire dalla metà dei Settanta.

Enrica Capussotti