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Mariann Gatto – Los Angeles’s Little Italy – 2009

Mariann Gatto
Charleston SC, Arcadia Publishing, 127 pp., $ 21,99

Anno di pubblicazione: 2009

La casa editrice Arcadia Publishing pubblica nella collana «Images of America» dei brevi volumi fotografici che documentano la storia di quartieri, comunità e luoghi della memoria delle città americane tra fine ‘800 e inizio ‘900. Il libro di Mariann Gatto è costituito da un centinaio di fotografie in bianco e nero e relative didascalie che coprono la presenza italiana a Los Angeles dal 1827 – anno in cui il marinaio sardo Giovanni Leandri arrivò nel pueblo che costituì il primo nucleo della città – al 2008, quando la Historical Hall Italian Foundation organizzò una mostra sull’esperienza italiana a Los Angeles, curata dalla stessa Gatto.L’arduo compito che si propone il libro è di ricostruire l’immagine e l’essenza di una «Little Italy» che non ha mai avuto né la consistenza né la coerenza delle comunità urbane di immigrati, luoghi di aggregazione per i nuovi arrivati dal sud della penisola tra fine ‘800 e anni ’20 del ‘900, che si costituirono nelle grandi città industriali americane. La comunità italiana di Los Angeles non riuscì mai neppure a emulare quella di San Francisco, con cui condivideva una proporzione tra immigrati settentrionali e meridionali più bilanciata e una maggiore propensione alla mobilità sociale. Non solo il numero degli italiani a San Francisco era molto maggiore, ma la comunità locale riuscì a imporre la propria egemonia su importanti attività economiche come la pesca, la viticoltura e persino la finanza. A Los Angeles, i mercanti che seguirono una prima immigrazione di religiosi nel periodo messicano non riuscirono a coagulare intorno a sé una comunità geograficamente definita perché troppo piccoli erano i numeri di immigrati proletari per giustificare la creazione di un mercato etnico per il loro prodotti e servizi. Il personaggio di maggior successo, Secondo Guasti da Mombaruzzo d’Asti, riuscì a costituire «la più grande impresa vinicola del mondo» spedendo il suo vino in barili verso New York dove c’era un mercato sufficientemente ampio da assorbirlo.Nella cosiddetta Little Italy di Los Angeles gli italiani non possedettero mai percentuali preponderanti, né l’organizzazione e le istituzioni per caratterizzare lo spazio urbano come «italiano». Come in altre realtà, essi costituirono società di mutuo soccorso e gruppi di attivisti politici che permisero la sopravvivenza di un quotidiano, «L’Italo-Americano». Le immagini del libro sono in gran parte ritratti di notabili «coloniali» oppure fotografie scattate in occasione delle riunioni delle associazioni a carattere etnico. Ma la «Little Italy» in cui i messicani erano tanto numerosi quanto gli italiani non sopravvisse alla fine degli anni di picco dell’immigrazione. Gli italoamericani di Los Angeles confluirono al più presto possibile in una seconda migrazione verso i suburbi in espansione della prima capitale mondiale della società dell’automobile. Né si guardarono mai indietro fin quando il passato d’immigrazione da scomodo fardello diventò motivo di celebrazione identitaria.Il libro è consigliato esclusivamente a specialisti dell’immigrazione italiana in California o a chi lavori sulla produzione di memoria pubblica dell’immigrazione.

Simone Cinotto