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Marina Cattaruzza (a cura di) – Nazionalismi di frontiera. Identità contrapposte sull’Adriatico nord-orientale. 1850-1950 – 2003

Marina Cattaruzza (a cura di)
Soveria Mannelli (Cz), Rubbettino, pp. 228, euro 12,50

Anno di pubblicazione: 2003

La raccolta di saggi curata da Marina Cattaruzza non è soltanto una pubblicazione specialistica che affronta con attenzione e serietà un tema delicatissimo, ma anche un testo coraggioso, all’interno della comunità internazionale degli storici che ancora fatica a cogliere gli spunti originali dei nuovi lavori sul tema delle nazionalità. La realtà multiforme ? rispecchiata dall’eterogeneità degli stessi autori ? di Trieste e dell’ex Litorale austriaco ? quella regione che comprende l’intera Venezia Giulia con Gorizia e l’Istria, attualmente divisa fra Italia, Slovenia e Croazia ? è lo spunto per una approfondita analisi della conflittualità nazionale e per la messa in discussione di una univoca categoria etnico-nazionale.
I saggi qui raccolti accompagnano il lettore nei cento anni che portarono ? attraverso l’emergere, prima, di un nazionalismo italiano irredentista, poi di uno genericamente slavo fortemente antitaliano, infine di identità nazionali più specifiche (croata, slovena, ecc.) ? alla divisione e alla ?periferizzazione’ di quest’area all’interno degli Stati nazionali (Italia e Jugoslavia). Questa polarizzazione nazionalista non fu dovuta alla ?naturale’ presa di coscienza di una antica origine etnica slava o italiana ma all’utilizzo di un nuovo linguaggio politico per mobilitare le popolazioni. Esso si venne articolando attorno a fattori di tipo sociale, culturale, politico, religioso: l’appartenenza ad un’élite socioeconomica; la lingua madre e la lingua d’uso; un certo tipo di religiosità o una scelta politico-ideologica.
Tuttavia, in questa regione di confine e in questa fase di acceso confronto nazionalista, le appartenenze nazionali appaiono molto meno nettamente identificate di quanto si possa pensare e le autopercezioni identitarie risultano varie e mutevoli. Per esempio l’appartenenza al movimento socialista viene vissuta coerentemente dalle popolazioni slave in una sorta di emancipazione al tempo stesso sociale e nazionale, mentre appare più contraddittoria negli attivisti italiani o tedeschi. Anche la religione cattolica gioca un ruolo importante nel processo di nazionalizzazione delle popolazioni slave, così come la contrapposizione città/campagna, binomio nel quale si identificano tout court il mondo italiano e quello slavo. Senza dimenticare che questo non è l’unico confronto nazionale dato che, soprattutto nelle città più grandi (Trieste e Fiume) la presenza austro-tedesca, magiara e di altra provenienza dà vita a processi di identificazione originali, concorrenziali ad un sentimento cosmopolita molto diffuso.
In definitiva l’analisi accurata delle specifiche realtà geografiche, sociali, politiche e religiose della regione mette in discussione l’immagine di un conflitto netto e privo di sfumature fra ricchi cittadini italiani e poveri contadini slavi; un immagine che, per motivi diversi, è stata trasmessa da entrambe le tradizioni storico-intellettuali di stampo nazionalista.

Eric Gobetti