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Marina Cavallera (a cura di) – I Tinelli. Storia di una famiglia (secoli XVI-XX) – 2003

Marina Cavallera (a cura di)
Milano, Franco Angeli, pp. 428, euro 34,00

Anno di pubblicazione: 2003

Il volume raccoglie gli atti del convegno su I Tinelli: storia di una famiglia lombarda, organizzato a Laveno Mombello il 13-14 ottobre del 2000. La valorizzazione delle carte private della famiglia Tinelli, attualmente depositate a Cuveglio presso la sede della Comunità montana della Valcuvia (Giancarlo Peregalli, L’archivio di famiglia, pp. 119-130), nasce dall’interesse per il rilievo politico e culturale della figura di Luigi Tinelli (a cui è dedicata la prima sezione del volume: Luigi Tinelli: cultura, scelte politiche, emigrazione) nella penetrazione del pensiero mazziniano in area lombarda (Franco Della Peruta, Luigi Tinelli e la Giovane Italia: 1831-1833, pp. 49-66). Tuttavia, il volume si concretizza in un’indagine di più ampio respiro e di lungo periodo sulle modalità di radicamento e di affermazione economica, sociale e culturale della famiglia nell’ambito della regione prealpina dei laghi lombardi (parte II: Il passato e la tradizione; parte III: Fra tradizione e innovazione secoli XIX e XX; parte IV: Il pubblico e il privato).
La famiglia costruì la sua fortuna tra XVI e XVII secolo sulla rete di attività commerciali e creditizie che legavano il borgo di Laveno, sulla sponda orientale del Lago Maggiore, al movimento di uomini e merci che connetteva l’Alto Varesotto a Milano e al versante transalpino (Marina Cavallera, Vie di ascesa economica e sociale: dal Lago Maggiore a Milano, pp. 133-163). Uno degli aspetti più interessanti del volume è proprio la lettura del fenomeno migratorio in relazione al processo di formazione delle élites locali e di stratificazione sociale delle comunità prealpine (Patrizia Audenino, L’élite dell’emigrazione nelle Alpi centro-occidentali (secc. XIX-XX), pp. 111-118).
I Tinelli si configurano come l’anello di una complessa catena di rapporti clientelari intessuti sulle rive del lago e proiettati sulla capitale milanese, in una sorta di ?gioco di specchi? che consolida il ruolo di raccordo tra centro e periferia, tra ?chi partiva e chi restava? svolto dalle élites locali della provincia lombarda. Allo stesso tempo, la partecipazione dei Tinelli al fenomeno migratorio non si esaurisce nel governo notabiliare del rapporto tra società locale e mondo esterno, ma si colloca in un’élite dell’emigrazione in cui la partenza assume anche la forma dell’esilio politico (Marco Sioli, Nella terra della libertà: Luigi Tinelli in America, pp. 67-91) o del tour culturale e professionale (Pierluigi Piano, Daniele fotografo. Frammenti di un carteggio, pp. 379-395).
Mentre risulta convincente il tentativo di interrogarsi sul modo in cui nel corso delle generazioni la tradizione commerciale della famiglia Tinelli si è rapportata alle varie fasi della modernizzazione del sistema produttivo del territorio, fino ad approdare ad una ?mutazione incompiuta? (Aldo Carera, Prove d’imprenditorialità lombarda nel XIX secolo: tra filande, ceramiche e torbiere, pp. 237-261), alquanto discutibile appare la scelta di sottolineare un legame di continuità etica e di impegno politico tra il Risorgimento e la Resistenza (Bruna Bianchi, Combattere per la libertà nella Seconda Guerra mondiale, pp. 397-408), alimentando la riproduzione passiva di abusate retoriche patriottiche.

Monica Pacini