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Mario Casaburi – Borghesia mafiosa. La ‘ndrangheta dalle origini ai giorni nostri – 2010

Mario Casaburi
con un intervento di Emilio Ledonne, Bari, Dedalo, 360 pp., € 18,00

Anno di pubblicazione: 2010

Studioso della criminalità calabrese attento a ripercorrere studi locali e alcune fonti giudiziarie fin dal primo ‘800, Casaburi organizza una più lunga storia della ‘ndrangheta intorno al filo rosso di un’antimafia, seguita sin dalle sentenze contro la picciotteria altamente violenta e criminale del pur mitico brigante Musolino nella società rurale di fine ‘800; che accompagna successive espansioni della ‘ndrangheta, pervenendo con l’antimafia odierna al difficile contrasto della «borghesia mafiosa». Il profilo storico si può dire ricco di riferimenti ad aspetti culturali e a contesti, che stimolerebbero però una scala microstorica della ricerca, su cui solo sarà possibile formulare e svolgere nodi essenziali della storia della ‘ndrangheta, quale l’innesto del gruppo mafioso forte (tuttora nebuloso tra 1890 e 1950) su pratiche violente interne alla società rurale pregresse e persistenti, tra conflittualità corrente e accaparramento oligopolistico di risorse. L’attrezzatura della ricerca sembra deficitaria in particolare nel recepire in termini pedissequi il modello di «mafia inprenditrice» di Pino Arlacchi, senza entrare nel cospicuo dibattito sociologico e storiografico che ha visto per molti case studies le letture di comparazione passato/presente prevalere sulla tesi di una mutazione del fenomeno da onorifico a imprenditoriale. Ne risulta inficiata anche la comprensione del forte linguaggio di onore, che l’a. attesta già nella onorata società di fine ‘800, ed è tuttora codice di specifica identificazione dei mafiosi (resta monco per esempio, p. 134, il discorso che con la mafia imprenditrice è la ricchezza a dare onore, una volta c’era la semplice conflittualità su base onorifica e familistica: l’onore come valore di potere/denaro è identico per ‘800 e ‘900). Per l’800 s’intercettano alcune filiazioni dalla mafia e soprattutto dalla camorra, che diversi riferimenti precisi stimolano ad approfondire sia per il mondo del carcere, sia per il mercato camorrista urbano-rurale tirrenico, che (era già noto) arriva in Calabria con la ferrovia costiera a fine ‘800.Le informazioni si affollano per il secondo ‘900, tra sviluppi economici e delle relazioni politiche della ‘ndrangheta, e le categorie sembrano acquistare sicurezza: dal citato modello di Arlacchi, alla critica della «massomafia» a favore di un’autonomia della ‘ndrangheta (caposaldo dei fenomeni mafiosi tra passato e presente), per pervenire quindi alla «borghesia mafiosa» del titolo. La categoria viene riferita (p. 214) all’ingresso della ‘ndrangheta nel blocco di potere urbano del Sud cementato intorno alla spesa pubblica, che è data dalla capacità di gioco della ‘ndrangheta tra impresa legale/illegale a partire dagli anni ’70. Due capitoli per mano di Ledonne mettono a frutto l’alta esperienza di antimafia dell’a., seguendo la proiezione internazionale della ‘ndrangheta e facendo il punto d’altra parte sulle difficoltà tuttora presenti di coinvolgere con ruoli attivi nell’azione di contrasto la società civile (e lo Stato, attraverso scuola e lavoro…) a fronte della «zona grigia» dei «fiancheggiatori», ovvero «borghesia mafiosa».

Marcella Marmo