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Mario Casella – Stato e Chiesa in Italia (1938-1944). Aspetti e problemi nella documentazione dell’Archivio Storico Diplomatico del Ministero degli Affari Esteri – 2006

Mario Casella
Galatina, Congedo, 548 pp., euro 65,00

Anno di pubblicazione: 2006

Il volume presenta una vasta documentazione, riguardante le relazioni Chiesa-Stato nell’ultima fase del fascismo, conservata presso il Ministero degli Affari Esteri italiano e presso gli Archivi dell’Azione Cattolica italiana, alla vigilia dell’apertura presso gli Archivi vaticani delle carte riguardanti il pontificato di Pio XI. La pubblicazione costituisce, in effetti, un’ulteriore tessera di un mosaico che l’autore contribuisce a ricostruire da alcuni anni, grazie agli studi apparsi presso lo stesso editore sulla Conciliazione (1929-1931), sui rapporti Chiesa e politica nel passaggio dalla dittatura alla democrazia (1942-1948), e sulla mobilitazione cattolica per il 18 aprile 1948. È all’interno di una più ampia proposta di ricerca che si collocano, dunque, gli eventi sui quali quest’opera concentra l’attenzione: la crisi tra Chiesa e regime nel 1938 sulla questione razziale, il permanere delle polemica tra le organizzazioni fasciste e l’Azione Cattolica (per l’autore questioni connesse e di pari valore per la Santa Sede), le valutazioni fasciste sui primi anni del pontificato di Pio XII e sull’atteggiamento cattolico sulla guerra, i passi che diedero vita ad alcune iniziative della diplomazia vaticana e dell’ambasciata italiana presso la Santa Sede.Con una capacità di penetrazione dei personaggi e una sicurezza nel tratteggiare le situazioni che sono il frutto di lunghi anni di lavoro, Casella colloca sotto nuova luce molteplici figure, più o meno note, della classe dirigente dello Stato italiano (un particolare interesse viene riservato ai rapporti dell’ambasciatore presso la Santa Sede Bonifacio Pignatti e, successivamente, all’attività dell’incaricato d’affari Francesco Babuscio Rizzo), nonché i protagonisti delle «stanze vaticane» a cavallo dei pontificati di papa Ratti e di papa Pacelli, delle cui personalità vengono individuate non poche differenze nel condurre il governo della Chiesa. L’autore affronta, a questo proposito, anche la questione della distinta attitudine tenuta dai due pontefici di fronte a fascismo e nazismo. Assai acutamente, documentazione alla mano, egli riconosce in Pio XII un atteggiamento «più duttile e compromissorio», che tuttavia appare tale soltanto nella forma, non nella sostanza; si tratta, a suo avviso, di un mutamento legato per lo più al «carattere del nuovo papa ed al maggior senso politico che egli aveva rispetto al predecessore» (p. 9).La miniera di informazioni contenute nel testo, del resto, non distrae dall’individuare il definito impianto interpretativo dell’opera: dopo il 1938 le relazioni tra Chiesa e fascismo si presentarono sempre difficili, come evidenziato nella crisi sulle leggi razziali e ancora sull’Azione Cattolica, ed alimentate da continue grandi o piccole tensioni. Anzi, nonostante «il mutamento di tono» impresso nei rapporti diplomatici tra Santa Sede e Stato italiano, esse «peggiorarono sensibilmente rispetto al passato» (p. 10).

Andrea Ciampani