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Mario Casella – Stato e Chiesa in Italia dalla Conciliazione alla riconciliazione (1929-1931) – 2005

Mario Casella
Galatina (Le), Congedo Editore, pp. 468, euro 65,00

Anno di pubblicazione: 2005

Autore di numerosi contributi alla storia del mondo cattolico italiano, Mario Casella si concentra, in queste documentatissime pagine, sul complesso passaggio tra la firma dei Patti Lateranensi (la Conciliazione dell’11 febbraio 1929) e la soluzione della ?crisi dell’Azione cattolica? (con la ?riconciliazione? del 2 settembre 1931). È il triennio del mandato del primo ambasciatore italiano in Vaticano, il quadriumviro Cesare Maria De Vecchi, seguito in particolare attraverso un attento e scrupoloso uso delle carte del ministero degli Esteri.
Certo il passaggio del 1929, che si accompagna alle prime elezioni plebiscitarie, che immediatamente seguono la Conciliazione, è cruciale nella stabilizzazione del regime, ma Casella dimostra in modo persuasivo che esso permise di legittimare e consolidare una presenza cattolica istituzionalizzata nella società italiana, il cui rilievo strategico non sfuggiva allo stesso Mussolini. ?La verità è che Mussolini e i suoi collaboratori erano ossessionati dal ?pericolo’ popolare. Per il fascismo Sturzo e i suoi seguaci erano diventati un incubo, destinato a turbare i loro sonni, fino alla caduta del regime? (p. 13).
La questione dell’Azione cattolica ? e delle forme del suo impegno e della sua presenza nella società italiana, definiti nell’art. 43 del Concordato ? è allora decisiva. Viene giustamente paragonata alla clausola della Convenzione di settembre del 1864. Per il governo francese avrebbe dovuto rappresentare la rinuncia definitiva a Roma, per quello italiano al contrario una semplice tappa di avvicinamento alla capitale naturale: ?i fascisti lessero e interpretarono l’art. 43 nel senso più apolitico possibile, i cattolici nel senso apartitico, ma non apolitico? (p. 13). Il confronto è seguito con grande precisione, nei numerosi rivoli in cui esso si dipana, fin dalla sua radice: la tabella di pp. 139-141 ricorda i 69 giornali sequestrati nei mesi immediatamente seguenti la Conciliazione, dai bollettini parrocchiali, alla stessa «Civiltà cattolica», passando attraverso non pochi quotidiani. Viene poi seguita la questione della nomina dei vescovi, fino allo scioglimento dei circoli giovanili di Azione cattolica, con i gravi incidenti che ne conseguirono. Il conflitto, che fa emergere il tessuto cattolico delle cento province, è ricostruito attraverso i principali attori, tra cui emergono, oltre a Mussolini e Pio XI, i segretari di Stato Gasparri e Pacelli, Grandi, i due ambasciatori, il già ricordato De Vecchi e mons. Borgongini Duca, fino a padre Tacchi Venturi, che, dopo l’enciclica Non abbiamo bisogno, con cui il conflitto di fatto era internazionalizzato, in quanto rivolta a tutti i vescovi, negoziò la ?riconciliazione?. In ogni caso, secondo Casella, ?non fu il fascismo a vincere la sfida?, cruciale a proposito del grande tema del carattere totalitario del regime (p. 13). Essa finì al più con una ?pace di compromesso?, che rilanciava il ruolo strategico dei cattolici nella politica e nella società italiana.

Francesco Bonini