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Mario Palazzino – ?Da Prefetto Parma a gabinetto Ministro Interno?. Le barricate antifasciste del 1922 viste attraverso i dispacci dei tutori dell’ordine pubblico – 2002

Mario Palazzino
Prefazione di Eros Francescangeli, Parma, Silva editore, pp. 125, euro 10,50

Anno di pubblicazione: 2002

La corrispondenza svoltasi nei giorni delle barricate di Parma nel luglio 1922 tra il Ministero dell’Interno e il prefetto di Parma è all’origine di questo volume che apre una collana dell’Archivio di Stato di Parma. Il ritrovamento di questa corrispondenza, lo racconta il direttore all’inizio del libro, non è frutto solo della ricerca dello storico, ma della politica culturale dell’archivio di Parma che, privato di parte fondamentale della sua documentazione durante la guerra, ha fatto in questi anni un tentativo di recupero della documentazione novecentesca che potesse meglio illustrare la storia della città prima dei bombardamenti del 1944.
La documentazione elaborata in questo saggio è di un certo interesse perché ? come ben sottolineano l’autore nella conclusione e soprattutto il prefatore ? permette di riflettere ancora una volta su un problema che necessiterebbe di ben più poderosa ricerca sull’intero territorio nazionale, ossia quello della collaborazione tra l’amministrazione periferica e il fascismo e delle responsabilità di quest’ultima vis à vis lo Stato (o viceversa). La figura del prefetto Federico Fusco, nato nel 1872, è tratteggiata un po’ rapidamente dall’autore, che ipotizza ? e l’ipotesi sembra convincente ? una forte concordanza del prefetto con il progetto politico giolittiano. È all’interno di questo progetto politico ? che guarda ad una istituzionalizzazione delle forze politiche antisistema, ma al tempo stesso alla tenuta delle istituzioni ? che si colloca il tentativo prefettizio di ?conciliazione’ di istanze fasciste e antifasciste a Parma durante lo storico sciopero di luglio. L’autore riesce infatti a dimostrare, attraverso il confronto delle fonti d’archivio ritrovate con i giornali e la memorialistica fascista successiva, che il prefetto, a fronte di un’ingente mobilitazione fascista, oltre che di un’altrettanto forte preparazione difensiva antifascista, utilizzò l’esercito per fermare i fascisti e al tempo stesso per ridurre la conflittualità antifascista (senza però, come spesso capita, lasciarla poi in balia delle forze fasciste una volta indebolita). La ricostruzione è tanto più interessante in quanto permette di riscrivere ? con fonti non certamente troppo simpatetiche con gli arditi del popolo ? alcune pagine delle memorie di Italo Balbo, confermando non solo lo scopo difensivo delle barricate di Oltretorrente, ma anche la difficoltà del fascismo, e in particolare di Balbo, di rispondere ad un esercito che agiva prevenendo l’azione fascista e rendendola inutile, senza però fare il gioco fascista. Interessante anche l’attenzione con cui Palazzino si muove tra le fonti, ricordando al lettore che non di sola ricostruzione degli eventi si tratta, ma anche di come, nel corso del tempo, i ?quadri sociali della memoria? cittadina continuino ad essere riscritti dando luogo ad interpretazioni politiche e storiografiche.

Giulia Albanese