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Mario Proto – I due imperi. Ideologie della guerra tra modello prussiano e neoconservatorismo americano – 2005

Mario Proto
Manduria-Bari-Roma, Lacaita, pp. 498, euro 20,00

Anno di pubblicazione: 2005

Il volume rappresenta il compimento di una ricerca sul tema ?Guerra e politica tra moderno e postmoderno? che trae origine dalla riflessione condotta intorno alla guerra del Golfo del 1991. La vicenda viene letta come rivelatrice della nascita di un potere imperiale americano in cui la dimensione della guerra appare sin dall’inizio cruciale. La fase storica successiva al confronto USA-URSS è dunque ben lontana dall’essere quell’età pacifica e paradisiaca che alcuni analisti si erano affrettati a dipingere tra l’Ottantanove e l’implosione sovietica.
Alla formazione della nuova visione imperiale americana concorre in misura determinante la cosiddetta German Connection, vale a dire tutta quella schiera di intellettuali che si sono formati sotto il magistero di Leo Strauss o dei suoi discepoli più prestigiosi. Attraverso questa filiazione culturale la classe dirigente statunitense assorbe le strutture di fondo del ?modello prussiano?, ossia quella particolare tradizione di pensiero politico-militare che da Federico il Grande a Carl Schmitt accompagna e plasma la parabola imperiale germanica. La ?guerra preventiva? oggi al centro della Dottrina Bush ? osserva l’autore ? ?era l’anima viva di quel modello prussiano nato in Europa e reso possibile, per la prima volta nella storia nel 1741, con l’invasione preventiva della Slesia da parte del sovrano Federico II? (p. 206). La concezione filosofica e giuridica della guerra emerge come un cardine del legame tra ?i due imperi? ? quello prussiano-tedesco ormai tramontato e quello americano attuale.
La trattazione ricostruisce le origini e lo sviluppo del modello prussiano attraverso le riflessioni di illustri teorici quali Clausewitz e Humboldt. Grande attenzione viene riservata al dibattito sulla crisi della Repubblica di Weimar, che alimenta e segna in profondità il pensiero di Schmitt e Strauss e la loro ?critica corrosiva della democrazia di Weimar e del liberalismo europeo? (p. 13). Terminato l’esame del versante tedesco, l’autore si trasferisce in America e attraverso la figura di Strauss esamina la presenza sempre più autorevole della cultura giuridico-militare tedesca nell’establishment statunitense. La narrazione culmina in un viaggio nei caposaldi dottrinari dei cosiddetti neocons, di cui si sottolinea la derivazione straussiana.
Un filo sotterraneo del volume è quello dei rapporti fra Europa e Stati Uniti. Si può dire che i secondi, scesi nell’arena mondiale novecentesca per redimere i peccati imperialisti della prima, sono rimasti a loro volta contaminati dalla hobbesiana lotta europea per il potere. Il Vecchio Continente invece, sconvolto da due guerre totali, ha ripiegato sul progetto kantiano di pace perpetua. Gli americani sono oggi legati a una visione del mondo in cui lo strumento della guerra conserva tutta la sua tradizionale utilità in determinati frangenti; gli europei invece non considerano più la scelta delle armi come una strada per affermare i loro obiettivi politici e strategici. A giudicare dal quadro offerto dall’autore, la divisione tra le due sponde dell’Atlantico emersa sull’Iraq promette di essere di lunga durata.

Gianluca Fiocco