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Mario Vianelli, Giovanni Cenacchi – Teatri di guerra sulle Dolomiti. 1915-1917: guida ai campi di battaglia – 2006

Mario Vianelli, Giovanni Cenacchi
Milano, Mondadori, 262 pp., euro 12,40

Anno di pubblicazione: 2006

Le prime furono quelle del Touring Club Italiano, date alle stampe fin dagli anni ’20 per uso e consumo dei primi «pellegrini» sui luoghi della Grande guerra e di coloro che iniziavano proprio in quel periodo a mettere a regime la memoria del conflitto, a cominciare dalle associazioni degli ex combattenti. Negli anni successivi le guide ai campi di battaglia assunsero un carattere prettamente turistico in funzione del recupero in chiave diversa di percorsi, camminamenti, gallerie, trincee e siti popolati da un lato dagli appassionati della montagna, dall’altro dai recuperanti di oggetti e cimeli di guerra. In questo caso siamo di fronte ad una guida colta ai luoghi delle Dolomiti dove si sono combattute alcune delle fasi più importanti della guerra di montagna italo-austriaca (1915- 1917) che permette di ricostruire «una storia da visitare a passo d’uomo», come giustamente ricordano i due autori, non degli storici ma degli incuriositi segugi lungo le tracce lasciate dai soldati. Esiste, nella loro narrazione, un profondo rispetto nei confronti della fatica dei combattenti in montagna, degli sforzi umani sopportati da migliaia di soldati ? alpini discreti, senza retorica ? costretti ad una guerra in un ambiente inospitale dove decisiva spesso era la «soverchiante potenza della natura». Le operazioni belliche in quota erano rese difficoltose dalla precarietà delle postazioni, in gran parte minuscole baracche aggrappate alle pareti rocciose o sospese nel vuoto, e dalla necessità di domare le avversità geologiche e climatiche. A questo si aggiungano i problemi dovuti al trasporto di materiali e di approvvigionamenti che avveniva quasi esclusivamente attraverso teleferiche. Gli otto itinerari proposti si snodano dal Comelico fino alla Marmolada passando attraverso le Tre Cime di Lavaredo, il Monte Piana, il Monte Cristallo, la zona di Cortina d’Ampezzo, il Lagazuoi e il Col di Lana. Si tratta di un viaggio attraverso le vie della guerra diventate percorsi della memoria, a cominciare dal fronte verticale della Croda Rossa di Sesto dove più forte è la resistenza austriaca; «l’archetipo della guerra dolomitica, la quintessenza della croda», il trittico del Lavaredo con il vicino Monte Paterno dove nel luglio 1915 trovò la morte Sepp Innerkofler, una figura poi entrata nel mito della guerra in montagna; il decano dei musei all’aperto della Grande guerra, quello del Monte Piana, il cui percorso è disseminato di fortificazioni, trincee, camminamenti e buche create dall’artiglieria; le torri squadrate del Monte Cristallo, un «fantastico castello di crode» che costituì uno dei fronti più difficili con i suoi forti dislivelli; Cortina d’Ampezzo austriaca occupata quasi senza colpo ferire dagli italiani; il settore del Falzarego, altro enorme museo all’aperto, con il Lagazuoi e la sua guerra di mina e con le Tofane ingigantite nella memoria dalla morte del generale Antonio Cantore; il Col di Lana ribattezzato quasi subito «Col di Sangue», il teatro che registrò il maggior numero di vittime, oltre 8.000; infine la Marmolada, la montagna sovrana il cui ghiacciaio divenne per gli austriaci l’unico luogo di rifugio rispetto alla disumanità della guerra.

Daniele Ceschin