Cerca

Marisa Ombra – La bella politica. La Resistenza, «Noi donne», il femminismo – 2009

Marisa Ombra
con la collaborazione di Ilaria Scalmani, Torino, Edizioni Seb 27, 115 pp., Euro

Anno di pubblicazione: 2009

Marisa Ombra, in questo breve ma denso volume, ci racconta gli ultimi sessant’anni di storia delle italiane, come un percorso d’acquisizione non solo della parità formale, ma anche della coscienza della propria dignità e libertà. E fa questo applicando alla scrittura storica un metodo femminista del «partire da sé». Dunque, un’autobiografia: sessant’anni di vita con una passione principale, quella per la bella politica, che è passione e condivisione; è la Resistenza, l’esperienza nei Gruppi di difesa della donna; la bella politica è l’Udi, è il femminismo. Quella non bella è fatta di schieramenti, relazioni da coltivare o non coltivare, collocazioni; è fatta, oggi, di carrierismo, di mercificazione del corpo femminile.La prima grande esperienza, realizzazione delle attese di ragazza educata in ambiente antifascista a pensare liberamente, è la Resistenza. Al centro del ricordo dell’a.. «la straordinaria sensazione di libertà»: «Libertà e responsabilità sono stati i sentimenti più forti che mi hanno accompagnata lungo tutto il periodo della Resistenza» (p. 31); e, insieme, la coscienza che «noi ragazze per la prima volta stavamo misurando e scoprendo le nostre vere possibilità e capacità» (p. 43). Libertà, responsabilità, dignità restano per Ombra codici essenziali del comportamento personale e obiettivi di lotta per le donne. A differenza di molte altre, Ombra nel dopoguerra entra nella politica quotidiana, con un percorso segnato da molta routine, ma anche capace, di dare felicità: «Quando, in due su una lambretta, guidata da Rina Gaeta, si andava di paese in paese eravamo felici. Impossibile immaginare oggi la gioia che il fare politica poteva dare, il piacere che provavi nel momento in cui avevi la sensazione di aver fatto capire qualcosa a qualcun altro» (p. 89). Funzionaria, prima del Partito comunista, poi, dagli anni ’60, dell’Unione donne italiane, per giungere infine a presiedere la cooperativa proprietaria di «Noi Donne», Marisa Ombra sottolinea gli scarti tra politica e vita, tra risultati e aspettative – particolarmente complesso il rapporto con l’Udi, oscillante tra «appartenenza e fastidio per l’eccessiva gerarchizzazione», ma rivendica ai movimenti femminili degli anni ’50 e ’60 l’apertura di grandi battaglie sui diritti: dal voto alla parità salariale, all’accesso a tutte le professioni e carriere – già presenti nel programma dei Gruppi di difesa della donna -, dalla riforma del diritto di famiglia al divorzio e all’aborto. Il femminismo degli anni ’70, a cui aderisce con apertura mentale e coraggio intellettuale, è per l’a. un momento di svolta, un grande sforzo di mettere in comunicazione i vissuti personali, il partire da sé, con l’elaborazione politica. Marisa Ombra suggerisce nuove piste di ricerca sul femminismo del dopoguerra, e riporta nella storia sentimenti e realizzazioni di movimenti politici e sociali di cui è stato troppo facilmente decretato, anche dagli storici, il fallimento. Nel momento in cui si chiede come sia stato possibile l’attuale stravolgimento dell’idea stessa di donna, c’indica nell’analisi storica libera e approfondita l’antidoto e il terreno di lavoro.

Laura Savelli