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Martin Kuder – Italia e Svizzera nella seconda guerra mondiale. Rapporti economici e antecedenti storici – 2002

Martin Kuder
Roma, Carocci, pp. 188, euro 17,00

Anno di pubblicazione: 2002

Da lungo tempo Italia e Svizzera interagiscono sul piano socioeconomico con molteplici scambi. Ciononostante poche analisi storiche hanno messo in luce le interdipendenze tra i due paesi. Anche la Commissione indipendente d’esperti incaricata dal governo svizzero di rivisitare il ruolo del paese durante la seconda guerra mondiale ha studiato i rapporti intrattenuti con il regime fascista soltanto in maniera assai marginale. In questo contesto, lo studio di Kuder colma alcune lacune; ma questo saggio, assai ben documentato, ha altri pregi.
Con un approccio poco corrente nella storia contemporanea, l’autore si sforza di analizzare la struttura dei rapporti economici italo-svizzeri con una prospettiva di longue durée. Kuder sceglie quindi quale punto di partenza l’Unità d’Italia e giunge sino agli ultimi anni della seconda guerra mondiale, affrontando i parametri fondamentali delle relazioni commerciali e finanziarie tra i due paesi, discutendo in particolare l’ampiezza degli investimenti svizzeri nell’industria italiana, il peso economico della colonia svizzera in Italia, l’importanza della mano d’opera italiana in Svizzera, l’alta quota di scambi commerciali e le questioni inerenti al transito di merci. All’interno del suo schema interpretativo, Kuder insiste, con ragione, sulla potenza economica della Svizzera, che assume, soprattutto a partire dagli inizi del XX secolo, un peso via via crescente sia nella divisione internazionale del lavoro sia nei flussi finanziari. Al contrario, la penisola non figura tra i paesi precocemente industrializzati. Questa constatazione merita in ogni caso un’analisi più precisa perché talune regioni dell’Italia del nord, come la Lombardia e il Piemonte, presentano, a partire dalla fine del XIX secolo, un tasso d’industrializzazione tra i più elevati d’Europa. È proprio con queste regioni limitrofe che le imprese e i circoli finanziari svizzeri intrattengono i legami più stretti. Uno dei meriti di Kuder è di aver saputo integrare questa discrepanza regionale nella propria analisi. Evocando la collaborazione transfrontaliera, Kuder non perde ad ogni modo di vista il suo obiettivo principale, vale a dire l’accertamento della formidabile continuità dei rapporti economici italo-svizzeri. L’autore rileva giustamente che questi rapporti tendono ad intensificarsi durante i momenti di crisi, come durante la seconda guerra mondiale, quando i due paesi devono fare fronte a circostanze particolari che accentuano i loro mutui interessi. Da parte svizzera, le prestazioni principali sono rappresentate dalla fornitura d’armi e di macchinari e strumenti di precisione, dalla messa a disposizione della rete ferroviaria per il trasporto merci delle potenze dell’asse, come pure da diversi servizi finanziari (crediti e acquisti d’oro). Da parte sua, l’Italia rimane, grazie ai crediti legati al clearing accordati da Berna, un importante sbocco commerciale per i prodotti elvetici, permettendo nel contempo l’approvvigionamento della Svizzera attraverso il porto di Genova.
Certamente lo studio di Kuder rimane, a tratti, troppo legato ad un approccio quantitativo e statistico, ma stimola interessanti riflessioni teoriche sui rapporti tra politica ed economia nelle relazioni internazionali.

Dario Gerardi