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Massimiliano Franco – I giorni del vino e del coltello. Analisi della criminalità in un distretto industriale di fine ’800, – 2008

Massimiliano Franco
Torino, Silvio Zamorani, 230 pp., euro 24,00

Anno di pubblicazione: 2008

Il lavoro, frutto di un dottorato di ricerca, «si propone di individuare le tracce del fenomeno criminale all’interno di uno fra i più importanti distretti industriali italiani del XIX secolo, il Biellese» (p. 21). Ma, se le fonti archivistiche sulle quali la ricerca è condotta sono relative al Tribunale penale di Biella, per un periodo che va dalla fine degli anni ’70 dell’800 ai primi del ’900, è anche esplicita «la velleità di essere uno studio di storia sociale che non si appiattisca in una esercitazione di storia locale» (p. 22).La mole di materiali raccolta è in ogni caso imponente e l’a. li organizza in cinque capitoli. Nel primo si passano in rassegna le molte tipologie di reati contro la proprietà e contro le persone; il secondo è dedicato a illustrare le attività di polizie e magistrature. In entrambi è costante il richiamo alla più consolidata storiografia sulla gestione liberale dell’ordine pubblico, ma è un conforto che rischia di essere «castrante» rispetto ai percorsi che le fonti biellesi potrebbero suggerire. Per fare un solo esempio: i gruppi di giovani delinquenti della «baraberja» assomigliano troppo ai membri delle gang giovanili per non approfondirne il significato in rapporto al contesto locale, non a quello genericamente nazionale.Anche nel Biellese le cose funzionano come nel resto d’Italia e – per molti versi – nel resto d’ euro pa, sembrano dimostrare i capitoli successivi con stile spesso efficace. Il terzo capitolo in particolare, dedicato a «sintomi di sofferenza individuale» quali l’alcoolismo, il suicidio, l’infanticidio e la follia; e il quarto, che dà conto dei reati sessuali.Nel quinto capitolo si parla invece di scioperi operai e della grande paura borghese di fine secolo: qui il Biellese si rivela un contesto utile per indagare un fenomeno più ampio, quello della criminalizzazione degli oppositori politici, anarchici e socialisti in modo particolare. Ed è utile poter «localizzare» lo slittamento nell’opinione pubblica dalla minaccia alla proprietà alla minaccia politica come causa di allarme sociale.Se spesso, nel corso del volume, la specificità del contesto tende a smarrirsi, questo non dipende soltanto dalla riportata intenzione dell’a. di non «appiattimento» sulla scala locale. Se Biella finisce per assomigliare a Parigi o alle altre metropoli industriali della seconda metà dell’800 questo dipende anche dalle fonti: è lo sguardo dei criminologi, dei poliziotti, dei riformatori sociali, dei medici e degli stessi socialisti a «costruire» questa somiglianza, istituzionalmente e individualmente, costruendo la realtà che osservano e sulla quale intervengono. Il filtro che ci trasmettono è parte della storia. A noi tocca la sua decostruzione.

Domenico Rizzo