Cerca

Massimiliano Griner – La “Banda Koch”. Il reparto speciale di polizia. 1943-44 – 2000

Massimiliano Griner
Bollati Boringhieri, Torino

Anno di pubblicazione: 2000

Visti da vicino sono più spaventosi. Finché ci si immagina degli aguzzini fascisti ad una dimensione, tutti dediti a torturare sadicamente le loro vittime, li si lascia nella distanza di una pellicola horror. Scoperti nella loro quotidiana umanità appaiono molto più inquietanti. Le efferatezze di Koch e la sua banda, su cui Griner ha raccolto un’ampia documentazione, sono più o meno quello che ci si aspetta da un libro su questo tema. E anzi l’autore si sforza di distinguere le effettive “imprese” da loro compiute dalla “leggenda nera” addensatasi attorno ad esse. Ma al di là delle fantasiose ricostruzioni, le inchieste giudiziarie stabilirono che comunque Koch e i suoi fidi sottoponevano gli antifascisti catturati a docce alternativamente ustionanti e gelate, strappavano loro capelli, barbe e baffi, li percuotevano con sbarre di ferro in ogni parte del corpo e così via. E quegli “artisti della sofferenza altrui”, come li avrebbe definiti Piero Calamandrei, al contempo scrivevano filastrocche stile Corriere dei Piccoli di goliardica esaltazione della banda o paroline d’amore alle loro donne, che, giunti sul passo estremo, avrebbero raccomandato, come fece Koch, alla protezione di Santa Rita.
Ma a parte questo carattere di “uomini comuni” non emergono elementi che possano, se non riscattare, dare alla condotta di questi uomini – e donne – almeno una motivazione forte. Limitato è tra i componenti della banda il numero dei “fascistissimi”, parecchi sono invece i pregiudicati e gli agenti di polizia, diversi gli antifascisti che, catturati, tradiscono e si accaniscono contro i vecchi compagni. Neppure il loro capo si distingue in questo squallido panorama. De Felice lo ha un po’ “nobilitato” come uno dei possibili esiti dell’8 settembre sull’animo di un uomo di non grande saldezza morale. Ma il fatto certo è che già nel 1942 rapporti di polizia lo descrivevano come un piccolo truffatore e millantatore – si spacciava per agente dell’Ovra indicando così una vocazione -, né ci è restato alcun suo scritto che possa testimoniare di qualche suo patriottico travaglio.
È vero invece che come poliziotto fu molto efficace, riuscendo a distinguersi già al servizio del famigerato Carità, e sgominando poi, messosi in proprio, i Gap romani dopo via Rasella. Per questo i tedeschi lo apprezzavano e manifestarono il loro malcontento quando a Milano, nel settembre del ’44, le stesse autorità della Rsi lo arrestarono con tutto il suo reparto. Dopo la Liberazione la sua sorte era segnata ed egli fu l’unico della sua banda ad essere giustiziato dopo un regolare processo. Figlio della cultura fascista della violenza, come sottolinea Griner, Koch quando volontariamente intraprese la sua carriera di poliziotto torturatore aveva 25 anni. Era, si può dire, un ragazzo. Una delle varianti tipologiche della categoria “ragazzi di Salò”.

Gabriele Ranzato