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Massimo Baioni (a cura di) – Le società di mutuo soccorso in provincia di Ravenna. Un percorso storico – 2005

Massimo Baioni (a cura di)
Ravenna, Longo, pp. 188, euro 15,00

Anno di pubblicazione: 2005

?L’accorrere tumultuoso? delle varie società operaie all’esposizione del 1904 è l’immagine che Massimo Baioni propone in apertura. Un condensato di Ottocento, di spirito del progresso, che emana suggestioni e atmosfere ricche di fascino ma irrimediabilmente trascorse e lontane. Perché quindi ricordarle, in una città dove la successiva vocazione è stata prevalentemente cooperativa (non a caso, la pubblicazione risulta promossa dal locale Circolo dei cooperatori)?
Una prima risposta arriva dal lucido saggio di Mariapia Bigaran che dal periodo del secondo dopoguerra arriva all’oggi e alle prospettive in atto, disegnando un quadro insospettatamente ricco e vivace del mutualismo ravennate. Una realtà quindi non tramontata, e anzi aperta a sviluppi possibili in un contesto di riduzione del welfare, anche se in maniera diversa da quella delle origini, quando il mutualismo costituì insieme uno strumento potente di intervento sul piano sociale e un parametro di riferimento per le capacità dello Stato liberale di strutturare gli spazi della società civile, proponendo modelli di integrazione delle classi popolari in un quadro di valori laici e nazionali. Gli autori, giunti ad analizzare il caso locale sulla scorta di esperienze di studio più ampie, non solo tracciano il ?percorso’ del mutualismo ravennate, ma sono in grado di sbalzarne bene i tratti caratteristici e originali su scala comparativa. Fulvio Conti evidenzia una persistenza nel mutualismo di tradizioni e forme associative precedenti assai più marcata nel ravennate che altrove; così come dedica attenzione al peculiare rapporto con le componenti repubblicane e democratiche locali. Si apre anche a spunti relativamente nuovi, ricostruendo l’azione ?moralizzatrice’ delle associazioni operaie, anche in relazione al ?carattere’ dei ravennati, espresso nello stereotipo che li voleva, in quanto romagnoli sanguigni, propensi a trascendere a comportamenti violenti o devianti. Ne deriva qualche incursione nel tema (pochissimo studiato, ma allora diffuso a livello di opinione comune, come dimostra la sua presenza in notissimi romanzi europei) del mutualismo come contenitore e copertura di associazioni segrete e criminali o sovversive.
Anche il saggio di Fiorenza Tarozzi, dedicato all’apogeo e poi al declino del mutualismo durante il fascismo, evidenzia alcuni aspetti interessanti, che, in un contesto comparativo, si addensano più nel secondo periodo. Qui il relativo persistere delle SMS va inquadrato nel processo di fascistizzazione che nel ravennate, sotto l’egida della cooperazione, prese non solo le forme liquidatorie comuni altrove, ma anche quelle di rilancio dell’occupazione, della produzione, delle infrastrutture, delle opere pubbliche e insomma dello sviluppo economico complessivo della zona.
In tutti i saggi rimane in felice tensione il rapporto fra territorio dell’associazionismo e territorio politico amministrativo (in particolare nel saggio di Claudia Bassi Angelini, sul mutualismo femminile, che sottolinea i diversi modelli fra il capoluogo e la zona circostante).

Luigi Tomassini