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Massimo Campanini – Storia dell’Egitto contemporaneo. Dalla rinascita ottocentesca a Mubarak – 2005

Massimo Campanini
Roma, Edizioni Lavoro, pp. 295, euro 12,00

Anno di pubblicazione: 2005

Con la Storia dell’Egitto contemporaneo di Massimo Campanini il lettore italiano ha a disposizione un quadro della storia politica del paese mediterraneo che, pur non costituendo una ricerca originale, offre una sintesi della maggiore storiografia europea e in parte araba. Proprio qui risiede un pregio dell’opera: offrire un saggio della produzione storiografica in lingua araba, che viene presentata e discussa soprattutto per il periodo nasseriano.
Campanini illustra le vicende politiche della storia egiziana tenendo conto dei suoi protagonisti istituzionali: i regnanti, gli inglesi, i partiti e i movimenti politici principali, tra cui i Fratelli Musulmani. Si tratta quindi di una storia politica dell’Egitto, con rari accenni alla situazione economica, sociale e religiosa del paese. L’autore, pur non prendendo in considerazione fonti di archivio, si concentra nella presentazione delle diverse tendenze storiografiche più comuni, talvolta sottoponendole a critica, più spesso limitandosi a descriverne le diverse articolazioni.
Il volume prende le mosse dalla spedizione napoleonica in Egitto e la seguente ascesa al trono di Muhammad ‘Alì, individuato come momento originario della storia dell’Egitto contemporaneo, senza omettere un excursus sul periodo settecentesco per sottolineare la continuità di alcuni elementi di riforma che poi agiranno nella vicenda ottocentesca. Questa prima parte soffre maggiormente della necessità di sintesi operata dall’autore. Se, infatti, per i successivi capitoli la periodizzazione proposta copre da un ventennio fino al massimo di un trentennio, qui egli si trova a dover raccontare più di centoventi anni densissimi di storia in poco più di 50 pagine.
Di ogni personalità che si affaccia nella storia del paese, Campanini traccia un breve profilo, delineandone ombre e luci secondo le diverse interpretazioni storiografiche, così da tentare un approccio valutativo che aiuti, semplificando, la comprensione delle complesse vicende di cui egli tratta anche da parte di un lettore non specialista.
Interessante è la ricostruzione del trentennio dell’Egitto liberale, dall’indipendenza concessa dagli inglesi nel 1922 fino alla rivoluzione nel 1952 e alla conseguente caduta della monarchia. Sono gli anni in cui, nel corso della seconda guerra mondiale, emerge il peso decisivo giocato dall’organizzazione dei Fratelli Musulmani nella vicenda politica egiziana. Campanini dedica qui alcune pagine interessanti alla ricostruzione dell’atteggiamento della Fratellanza e degli altri attori politici verso la guerra, il re, l’esercito, la possibilità di una rivolta antibritannica, l’attrazione verso l’Italia: una ricostruzione appassionante che trova purtroppo riscontro in sporadici riferimenti bibliografici.
Infine, l’autore spiega motivazioni e modalità attraverso cui, a partire dalla sconfitta del 1967 e negli anni di Sadat, crebbe il peso dei gruppi islamisti radicali, giungendo a descrivere un nodo irrisolto della società egiziana contemporanea.

Paola Pizzo