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Massimo Longo Adorno – Gli ebrei fiorentini dall’emancipazione alla Shoà – 2003

Massimo Longo Adorno
Firenze, La Giuntina, pp. 174, euro 10,00

Anno di pubblicazione: 2003

Il libro di Massimo Longo Adorno ha un titolo ambizioso quanto ingannevole. Oggetto del volume non sono le vicende ?storico-esistenziali? della comunità ebraica di Firenze tra Otto e Novecento, bensì le vicende dell’ambiente sionistico fiorentino, ripercorse attraverso le biografie di alcuni dei suoi protagonisti e le memorie dei loro familiari. Tema in sé di grande interesse e di notevole rilievo per la conoscenza del sionismo italiano e per una corretta analisi dei suoi caratteri originali. L’autore però non ha saputo sfruttare l’occasione limitandosi, sul versante della storia pubblica, a stilare una scarna e confusa cronologia dei primi circoli e convegni sionisti (1911-1929), riassumendo le posizioni dei più noti esponenti dell’ambiente politico ed intellettuale ebraico-fiorentino, fra i quali spiccano il rabbino Samuel Hirsch Margulies (fondatore nel 1907 del circolo Pro-cultura e promotore, nel 1904, della «Rivista israelitica», periodico di storia e cultura ebraica), Alfonso Pacifici, Umberto Cassuto, Carlo Alberto Viterbo, Nathan Cassuto (pp. 9-60). Segue la cronaca, intessuta di ricordi e memorie personali, delle persecuzioni fasciste fino all’epilogo della Shoà (pp. 63-150). La vicenda politica del sionismo fiorentino e delle sue tensioni interne (interessante ma poco sviluppato il tema dei rapporti con il gruppo filofascista che aderiva alle posizioni della rivista «La nostra bandiera», fondata dal torinese Ettore Ovazza), resta tuttavia scarsamente analizzata, confinata ad una dimensione memorialistica, retorica e a tratti encomiastica. Lo scavo documentario che pure trapela dalle pagine del libro, si limita a fare da sfondo a un collage di interviste, articoli, interventi e memorie scritte, dando vita a un’opera frammentaria, priva di spessore analitico. La dimensione ?esistenziale?, evocata nel retro di copertina, traspare dai ricordi personali dei figli, allora bambini, dei sionisti fiorentini. Materiali interessanti per una ricerca sull’autocoscienza ebraica e sulla memoria delle persecuzioni che purtroppo, e ce ne duole, non sono i temi affrontati in questo libro. La dimensione ?storica? di quelle vicende politiche e personali ci sfugge, il valore paradigmatico in esse contenuto resta implicito, assunto e non tematizzato. Dato come acquisito ? non sappiamo in base a quali evidenze documentarie ? l’esito assimilatorio dell’emancipazione, l’autore mostra un interesse appassionato per il ?risveglio ebraico? di fine secolo e l’affermarsi del movimento sionista senza elaborare una riflessione critica, un’interpretazione autonoma e originale di quegli eventi, lasciando che la stesura del libro sia guidata da un’identificazione emotiva, consapevole o inconsapevole, con l’oggetto della ricerca.

Barbara Armani