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Massimo Moraglio (a cura di) – Effimeri entusiasmi, quotidiane sofferenze. La fondazione del manicomio di Racconigi – 2007

Massimo Moraglio (a cura di)
Boves, Araba Fenice, 182 pp., Euro 14,00

Anno di pubblicazione: 2007

Il volume inaugura la collana «Assistenza, medicina, società» destinata a ricostruire il passato e a interrogare il presente dell’assistenza psichiatrica nel Cuneese. Un progetto frutto della collaborazione tra il Dipartimento di Storia dell’Università di Torino e il Centro studi interdipartimentale in psichiatria dei DSM della Provincia di Cuneo. Questa prima pubblicazione, che sostanzialmente si presenta come una raccolta di fonti relative alla fondazione del manicomio di Racconigi, è aperta da una corposa Introduzione in cui Alessandro Vallarino e Giuseppe Gazzera (rispettivamente dirigente medico e direttore del Dipartimento di salute mentale ASL 17) presentano al pubblico il progetto editoriale nel suo complesso, riservato alla storia locale della psichiatria. Diverse ragioni hanno reso auspicabile e poi fattibile questa esperienza: «innanzitutto la scoperta di un ingente patrimonio bibliografico e archivistico da salvaguardare e rendere fruibile» (p. 7), ma anche l’intenzione di migliorare l’assistenza psichiatrica odierna facendo tesoro pure degli errori o delle storture del passato. Secondo i due aa. l’attuale predominio del paradigma bio-medico in psichiatria è infatti legato ad una più generale ripresa delle concezioni del positivismo, vale a dire proprio di quella stagione delle scienze sociali che nella seconda metà dell’800 legittimò la proliferazione dei manicomi. Ricostruire la storia dell’istituto di Racconigi, quindi, significa andare oltre il luogo fisico e rievocare, invece, il mondo di valori che regolava la relazione tra la società del tempo e la follia, e i suoi scarti, per evitare che quel «sistema manicomio» che ha predominato in passato ispiri oggi la creazione di nuovi confini e nuove separazioni sociali. All’Introduzione fa seguito la ricostruzione, firmata da Sergio Tesio e Alessandro Vallarino, del lungo processo che portò alla fondazione dell’istituto psichiatrico nel 1871. La storia proposta al pubblico è quella di un edificio, profondamente legato alle vicende della città, che attraverso le molteplici destinazioni d’uso a cui è stato sottoposto dal ‘700 in poi (ricovero per mendicanti e ammalati, ospedale di carità, collegio per i figli di militari) rappresenta efficacemente l’evoluzione dell’assistenza psichiatrica in Italia. La parte più corposa del volume curato da Moraglio, tuttavia, sono alcuni testi riprodotti integralmente che permettono di farsi un’idea precisa di come l’istituto funzionasse nei minimi particolari (modalità di ammissione, compiti e tipologie del personale impiegato, diritti e doveri dei ricoverati, attività a cui erano destinati), ma anche e soprattutto di quale sistema di valori guidasse l’operato degli psichiatri e quali fossero le tipologie di persone internate nel manicomio. Si veda a questo proposito la Relazione sui 346 casi di pazzia curati nel manicomio (pp. 115-144) dove le statistiche relative ai ricoverati sono precocemente disaggregate per genere, età, stato civile, professione. Chiude il volume una breve Postfazione di Massimo Moraglio.

Laura Schettini