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Matteo Pizzigallo – Disarmo navale e Turchia nella politica italiana 1921-1922 – 2004

Matteo Pizzigallo
Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, pp. 125, euro 11,00

Anno di pubblicazione: 2004

Noto per i suoi studi sull’attività della diplomazia italiana nel Mediterraneo e sulla politica petrolifera del nostro paese nella prima metà del Novecento, Pizzigallo torna su questi temi con un piccolo volume che raccoglie alcuni articoli pubblicati su riviste universitarie più di venti anni fa. Al centro dell’analisi due episodi assai differenti: la partecipazione dell’Italia alla conferenza di Washington sul disarmo navale, nel novembre 1921, e le trattative per un accordo italo-turco nel 1922. Sulla base di un’ampia documentazione tratta da archivi italiani ed europei, Pizzigallo ricostruisce puntualmente entrambe le vicende che testimoniano il ?dinamismo? della diplomazia italiana nei primi anni Venti, frenato tuttavia ?dalla pesantissima ingerenza degli Alleati che [?] non mancavano di condizionare la politica estera dell’Italia, per ridimensionare e contenere ?spinte? autonomiste, in particolare se riferite allo scacchiere mediterraneo orientale? (pp. 85-86). È in questa chiave che viene letta l’attività della diplomazia italiana di quegli anni validamente guidata dal senatore Carlo Shanzer, capo delegazione negli USA e poi, dal febbraio 1922, ministro degli Esteri nel governo Facta. Se l’Italia a Washington riuscì ad ottenere, in una fase di difficoltà interne e di debole credibilità internazionale, il riconoscimento della parità navale con la Francia, lo si deve all’abilità di Shanzer nel negoziare un accordo che, pur fondato sul rapporto privilegiato con l’Inghilterra, non inaspriva quello con la Francia e faceva soprattutto salvo il principio della riduzione degli armamenti sostenuto dagli USA. Si tratta dell’ultimo successo diplomatico dell’Italia prefascista in un contesto internazionale ispirato dalla ?più genuina ideologia democratica della politica estera? (p. 80). Tale risultato non poté ripetersi invece per quanto riguarda l’accordo tra il governo italiano e la Turchia, alla prese con la difficile transizione dall’Impero Ottomano al nazionalismo dei Giovani Turchi. Gli interessi mediterranei dell’Inghilterra costituivano in questo caso il limite invalicabile di fronte al quale l’attivismo italiano, che puntava a strappare concessioni economiche e spazi d’influenza in Asia Minore, fu costretto a fermarsi. La storia di questo mancato accordo mette in luce tuttavia la proiezione crescente della politica estera italiana nel Mediterraneo nei primi decenni del Novecento, una pagina ancora in gran parte da esplorare. In questo senso il terzo breve contributo del volume, sulla politica ?araba? dell’Italia e il Patto di Londra del 1915, è un ulteriore tassello per ricostruire le vicende della politica mediterranea italiana a cavallo del primo conflitto mondiale, tema che meriterebbe una trattazione più articolata, capace di evidenziare i tratti complessivi di tale politica, l’influsso dei fattori culturali, il ruolo delle istituzioni politiche e religiose, nonché delle comunità italiane presenti sulle sponde del Mediterraneo. Pizzigallo ripropone qui pagine rigorose di storia diplomatica, ma è da auspicare che le sollecitazioni avanzate siano approfondite da nuove ricerche.

Giorgio Del Zanna