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Matteo Pretelli – Il fascismo e gli italiani all’estero – 2010

Matteo Pretelli
Bologna, Clueb, 160 pp., Euro 14,00

Anno di pubblicazione: 2010

Emigrati italiani che sostengono Mussolini fra le due guerre più per un senso di rivalsa nazionale che per fanatismo ideologico; e che dopo la guerra continuano a patrocinarne il culto, come gli «irriducibili» di Montreal con i loro gruppi facebook. Per spiegare questa contraddizione, il libro di Matteo Pretelli ricostruisce il legame fra italiani all’estero e fascismo esaminando le strutture del regime, le sue politiche migratorie e la risposta degli emigrati. Il risultato è forse la sintesi più completa oggi esistente sul tema, e un lavoro prezioso per chiunque svolga ricerca in questo campo. L’a. esplora le pubblicazioni principali sul fascismo italiano nel mondo e al tempo stesso presenta nuove ricerche da egli stesso condotte, in particolare sul caso americano, ma anche in generale sull’esportazione dell’ideologia fascista. Una ricerca approfondita di anni in archivi e biblioteche è riconoscibile in questo libro, che, senza mai abbandonare il contesto storiografico, porta alla luce pubblicazioni di età fascista rimaste finora oscure. Il rapporto tra fascismo all’estero e imperialismo è ricostruito tenendo presenti le differenze tra i vari paesi in cui gli emigrati vivevano, l’esistenza di emigrazione antifascista in alcuni di essi (come la Francia, il Belgio e la Svizzera) o l’interesse diretto del regime in termini di espansione in altri (come la Tunisia, l’Egitto e Malta). Risulta in parte confutata l’opinione di una parte della storiografia, secondo cui l’attività del fascismo all’estero risultò ridimensionata negli anni ’30, rispetto al periodo più «rivoluzionario» degli anni ’20. Emerge infatti come il progetto antropologico di trasformazione dell’italiano all’estero si sia sviluppato soprattutto con la guerra d’Etiopia e le rivendicazioni espansioniste, con le alleanze con i movimenti fascisti in altri paesi e con lo sviluppo del cinema italiano all’estero e delle colonie estive per i bambini.Attraverso questa sintesi Pretelli affronta il tema controverso del consenso tra gli italiani all’estero durante il regime e nel dopoguerra. Il tema del successo del regime tra le comunità immigrate è analizzato distinguendo tra diverse fasi e aree geografiche, ma anche tra diversi livelli del consenso: non solo quello – che sembra risultare minoritario – ideologico, ma anche quello delle emozioni, in particolare del sentimento nazionale che portò al rafforzamento dell’identità nazionale al di là dei campanilismi. Rispetto a questo tema cruciale l’a. avrebbe forse potuto sostenere le proprie ipotesi con più forza. Una critica, questa, in realtà più di forma che di sostanza. Se Pretelli non dà una risposta decisa, fornisce tuttavia riflessioni stimolanti sul consenso, visto soprattutto come strumento di rivalsa etnica contro le discriminazioni. In questa prospettiva, il progetto di trasformazione degli italiani all’estero in «strumenti di potenza» (p. 26) non raggiunse i risultati voluti dal regime.

Claudia Baldoli