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Matteo Sanfilippo – History Park. La storia e il cinema – 2004

Matteo Sanfilippo
Roma, Elleu Multimedia, pp. 294, euro 12,50

Anno di pubblicazione: 2004

È sempre difficile riuscire a conciliare un ragionamento sul cinema e uno sulla storia perché ? come giustamente osserva l’autore di questo libro ? i loro percorsi si sono più volte incrociati, e dai loro movimenti e punti di contatto sono sempre sprizzate scintille. Sanfilippo, studioso dell’età moderna, affronta questo ?dialogo? nel modo più diretto, vedendo cioè come il cinema ha raccontato le varie epoche dalla preistoria fino all’età contemporanea. Il testo presenta tutta una serie di riflessioni intelligenti sui film ambientati nel passato, soprattutto nei casi in cui storicizza il contesto in cui quei film o gruppi di film vennero realizzati. In molti casi ne ricerca e ne ritrova, con molta accuratezza, anche gli antecedenti o i modelli nella cultura letteraria, musicale, ecc. Particolarmente felici le pagine dedicate alla trasposizione cinematografica di alcuni personaggi storici: come Cristoforo Colombo o Robin Hood.
Il modo in cui risolve il problema del cinema come strumento per raccontare la storia non appare però del tutto convincente. Il legame tra i diversi film ambientati in una data epoca storica è un collante che in definitiva si rivela superficiale: opere, ad esempio, realizzate all’inizio del Novecento o negli anni ’90 hanno spesso poco in comune. In sostanza, il problema nasce dal fatto che ogni film ci parla più del tempo in cui venne prodotto e degli intenti, commerciali o artistici, dei suoi realizzatori che del periodo storico, o mitologico, di ambientazione. Sanfilippo, inoltre, non affronta un problema di fondo della storiografia su questo argomento: chi riconosce il film come ?storico?? Danton di A. Wajda è davvero un film sulla Rivoluzione francese, solo per fare un esempio, o un film su Walesa e Jaruzelski, sul leninismo e la democrazia? Il pubblico polacco lo intese per quello che era: una metafora del presente per eludere la censura. Mettere in un unico fascio le opere di D.W. Griffith e di R. Joffe, di C. De Mille e di R. Scott, la Hollywood della golden age e il cinema sovietico, il film peplum e quello sperimentalistico, alla fine, non ci porta molto lontano, soprattutto se non si riflette sul linguaggio cinematografico e sul suo complesso rapporto con la scrittura storiografica, sulle vicende specifiche che accompagnarono la produzione di un film o di una serie di film.
Resta aperto anche il problema dei ?filoni? a cui appartengono i film storici. Negli ultimi anni, infatti, lo stesso concetto di ?genere? ? anche per quanto riguarda i generi canonici di Hollywood (musical, western, biografico, ecc.) ? è stato messo in discussione dagli stessi americani in nome di una concezione più articolata che, in estrema sintesi, ne vede la definizione come il frutto di una complessa interazione, mai stabile, tra produttori, pubblico e critica.

Ermanno Taviani