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Maurice Meisner – Mao e la Rivoluzione cinese – 2010

Maurice Meisner
Torino, Einaudi, XI-305 pp., € 21,00 (ed. or. Cambridge, 2007)

Anno di pubblicazione: 2010

Maurice Meisner è uno dei più autorevoli interpreti della storia della Cina del XX secolo ed è noto in particolare per i suoi studi sugli sviluppi del marxismo e del socialismo in Cina.Questo volume ha il grande pregio di rappresentare, grazie ad una lucida analisi ed una grande capacità narrativa, il percorso umano e politico di Mao Zedong, dai primi passi mossi nel natio Hunan all’affermazione quale leader indiscusso della Cina. Certamente, altri prima di Meisner hanno indagato – in certi casi (Spence, Schram, Short, ecc.) in modo più completo ed approfondito – sulla figura di Mao, mettendone in luce pregi e difetti. Il pregio maggiore del volume è tuttavia quello di fornirci un quadro essenziale, ma assai equilibrato della personalità del Grande timoniere, rifuggendo da due rischi di fondo: il primo, offrire una rappresentazione agiografica quale quella prodotta sino alla fine degli anni ’60 dalla storiografia cinese; il secondo, presentare un’immagine di Mao quale «mostro», puntando su aspetti specifici del suo percorso storico-politico. L’a. segue con attenzione il lungo e tortuoso cammino che Mao Zedong compì dagli anni della gioventù sino alla sua adesione al Partito comunista cinese, alla «scoperta» delle campagne e delle masse contadine, alla Lunga marcia e all’affermazione quale leader indiscusso del movimento comunista in Cina (capp. I-IV). Nei capitoli successivi (V-VII), egli si sofferma su Mao leader della Repubblica popolare cinese, affrontando i momenti più difficili e tragici (Grande balzo in avanti e Rivoluzione culturale) della storia cinese contemporanea, sino agli ultimi anni segnati dalla malattia, dalla ricerca spasmodica e quasi ossessiva di un «degno e fidato successore», sino alla morte nel settembre del 1976. Meisner ci introduce in particolare ad alcuni temi fondamentali per comprendere lo sviluppo del pensiero di Mao: l’influenza delle idee anarchiche negli anni giovanili, l’avvicinamento alle idee marxiste-leniniste, l’affermarsi della convinzione che i contadini rappresentassero in Cina il vero «braccio armato» della rivoluzione, la presa di coscienza dell’importanza della edificazione di uno Stato-nazione ai fini della «modernizzazione» del paese. Egli non rifugge d’altra parte da una cruda quanto precisa analisi dei momenti più bui e controversi dell’azione politica di Mao, soprattutto nel capitolo VI, nel quale pone in evidenza come «Molti dei tratti populisti e di “socialismo utopico” del pensiero di Mao, che nei decenni precedenti il 1949 avevano contribuito a formare la strategia rivoluzionaria del comunismo cinese, ricomparvero durante il Grande Balzo, spesso in forma esagerata» (p. 209).Anche qui, tuttavia, Meisner conferma il suo approccio storico scrupoloso e sobrio, evitando di cadere in quelle pulsioni estreme, spesso non fondate su analisi serie e rigorose, che hanno segnato in questi anni parte degli studi sulla figura di Mao Zedong.

Guido Samarani