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Maurizio Binaghi – Addio, Lugano bella. Gli esuli politici nella Svizzera italiana di fine Ottocento – 2002

Maurizio Binaghi
Locarno, Dadò editore, pp. 678, Fr. Ch. 49,00

Anno di pubblicazione: 2002

Il fenomeno dell’emigrazione politica italiana nella Repubblica del Canton Ticino ha avuto una rilevanza tale da essere stato oggetto di studio da parte di una letteratura storica relativamente ampia, anche se per lo più a carattere settoriale. Il grosso lavoro di Maurizio Binaghi, un volume di quasi settecento pagine, si segnala, nell’ambito di tale letteratura, tanto per la completezza dell’indagine quanto per la particolare consapevolezza metodologica. In questo senso vengono superati i limiti di localismo decisamente presenti in gran parte degli studi sull’argomento.
Riprendendo la metafora di Braudel sul lavoro dello storico come persona che cerca di vedere nel buio, illuminato solo da alcune lucciole che volano nella notte, Binaghi utilizza come ?lucciole? proprio gli emigrati politici studiati per più di un trentennio (dalla seconda metà degli anni Sessanta a fine secolo). La luce proveniente dal movimento degli ?esuli?, a volte debolissima, a volte più forte, ha permesso di rischiarare un mondo in cui gli effetti della ?grande depressione? si facevano sentire ai più diversi livelli della vita politica e sociale.
In particolare si tratta di segnalare:
1. L’importanza delle fonti documentarie. L’utilizzo di fonti provenienti dall’Archivio di Stato e dall’Archivio del Ministero degli Affari Esteri di Roma, dell’Archivio federale di Berna, dell’Archivio di Stato di Bellinzona e della stampa svizzera e italiana ha consentito di avere una visione tendenzialmente globale e completa (sia svizzera che italiana) del fenomeno dell’immigrazione politica in Svizzera nel periodo considerato.
2. La relativa abbondanza di fonti documentarie, fonti che hanno permesso il continuo ricorso a riferimenti incrociati (il resoconto dell’esule, il commento dei giornali, le relazioni del console italiano e della polizia ticinese, i rapporti dei governi ticinese, svizzero e italiano) ha facilitato anche un’efficace utilizzazione di meccanismi comparativi. Sono emerse interessanti differenze di valutazione del modo in cui, nelle diverse realtà studiate (la Svizzera, il Ticino e l’Italia), venivano affrontati i temi e le questioni ?suscitate? dagli esuli. L’autore ha costruito questo modello comparativo intorno a tre grandi temi: la percezione del nazionalismo, della libertà e della democrazia nelle tre realtà suddette.
3. L’intreccio di vari approcci storiografici: come per esempio la storia politica e diplomatica (i rapporti tra il governo svizzero e italiano), la storia sociale (la vita e i costumi degli esuli, la percezione del ?pericolo anarchico’ nei diversi strati della società interessata al fenomeno dell’emigrazione politica).
I differenti livelli analitici hanno comportato anche una differenziazione delle tecniche narrative nell’ambito di un volume le cui parti costituenti risultano essere collegate in una struttura logico-tematica più che cronologica.

Paolo Favilli