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Maurizio Messina, Giuliana Zagra (a cura di) – Conservare il Novecento: oltre le carte, Convegno nazionale (Ferrara, 5 aprile 2002), Atti – 2003

Maurizio Messina, Giuliana Zagra (a cura di)
Roma, AIB, pp. 134, euro 18,00

Anno di pubblicazione: 2003

Sotto il titolo Conservare il Novecento, l’AIB, l’Istituto centrale per la patologia del libro, l’Istituto per i beni artistici, culturali e naturali, la Soprintendenza per i beni librari della Regione Emilia Romagna hanno organizzato dal 2000 incontri annuali sul patrimonio documentario del Novecento. Il volume qui segnalato raccoglie gli atti dell’incontro del 2002 dedicato al digitale. Ma anche nei precedenti non erano mancati riferimenti all’impatto dell’ICT sul patrimonio documentario: e sarebbe strano il contrario, vista la centralità del tema per bibliotecari, archivisti e addetti alle strutture culturali in genere, ma anche storici e ricercatori in senso lato, come dimostrano, tra l’altro, i numerosi incontri pubblici ad esso dedicati.
Il volume affronta l’ampia gamma di problemi del digitale senza pretendere di dare risposte, ma gli elementi di riflessione offerti, le soluzioni prospettate e le informazioni fornite tracciano un quadro esauriente della situazione.
Messina sottolinea quanto l’ICT abbia influenzato ?le nozioni stesse di testo, fonte, documento? (p. 7) e accenna a un tema rilevante che si ritroverà in parecchi interventi (Guercio, Roncaglia ad es.): quello della ?veridicità e autenticità dei contenuti, e della certificazione degli archivi che contengono documenti digitali? (p. 8). Del rapporto tra documenti digitali e cartacei trattano gli interventi di Milano e quello, preoccupato, di Crocetti, che pone molte domande sugli obiettivi della digitalizzazione e ritiene che i documenti digitati non debbono diventare un surrogato dell’originale; anche Segre teme che la duplicazione in formato elettronico possa ?decretare la morte dell’originale? (p. 38) e (con Zamagni) che l’adozione del digitale renda più difficile l’analisi di un’opera nel suo farsi, mentre Roncaglia affronta soprattutto i problemi della ?fruizione immediata e dunque [della] ?lettura’ della testualità elettronica? (p. 44). Sul rapporto fra ricerca storica e nuova generazione di fonti scrive Vitali il quale, se lamenta la scarsa attenzione allo ?statuto epistemologico delle fonti digitali? (p. 61), dà atto della riflessione in corso sulla conservazione del digitale. Ma, avverte Ruggeri, ?digitalizzare un documento non significa realizzarne una mera riproduzione? (p. 67), bensì creare un documento nuovo, dotabile di un valore aggiunto.
Tuttavia, lo stesso digitale usato per riprodurre materiale a rischio di deperibilità è a sua volta deperibile, e presenta problemi di conservazione per i quali non c’è ancora una soluzione certa. Ne vengono prospettate varie (Santoro, Messina, van der Werf, Bergamin, Guercio): refreshing, migrazione con ricodificazione, emulazione, archeologia digitale. Di ?magazzini del digitale? (pp. 118-19) parla Bergamin descrivendo il progetto Europe della BNF e sulla stessa linea si colloca van der Werf. Infine, più di un autore insiste sulla necessità della cooperazione a più livelli; vi si sofferma in particolare Guercio, la quale ritiene indispensabile una rete informativa di alta qualità per coinvolgere le istituzioni interessate e promuovere ?lo sviluppo e l’uso di standard e best practice? (p. 132).

Lucia Zannino