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Mauro Canali – Le spie del regime – 2004

Mauro Canali
Bologna, il Mulino, pp. 863, euro 40,00

Anno di pubblicazione: 2004

Non è facile discutere di un libro, sicuramente importante, che ha già suscitato, vuoi per l’impianto generale, vuoi in merito ad alcuni singoli casi di studio, non poche discussioni e anche qualche polemica. Ogni testo, una volta reso pubblico, ha due vite. Una ?interna?, legata alle cose che è autonomamente in grado di trascinare alla superficie. E una ?esterna?, legata alla ricezione e agli umori che suscita. Questo libro, un po’ per la natura scivolosa e ambigua delle carte di polizia, e molto per l’uso spettacolaristico della storia effettuato in questi ultimi anni dai seminatori mediatici di rivelazioni e di scandali, ha visto, certo contro la volontà di Canali, prevalere sinora la vita ?esterna? su quella ?interna?.
Frutto di un lungo e più che meritorio scavo sui fondi archivistici del Ministero dell’Interno, il volume ricostruisce le origini della polizia politica italiana, la ristrutturazione della Pubblica Sicurezza in epoca fascista, la funzione dei fiduciari della polizia politica, la specificità investigativa e repressiva dell’OVRA. Vi è poi il capitolo che è stato oggetto di prese di posizioni critiche da parte dei recensori, e che ha a che fare con una ricognizione mirata su alcuni ?casi? definiti in modo non felicissimo, e già mediaticamente appetibile, ?eccellenti? (soprattutto Vasco Pratolini, Max Salvadori e Ignazio Silone, personaggi sui quali quel che qui parrebbe scottare non è nuovo e quel che qui è nuovo non è probante). Vi è infine un paragrafo conclusivo, uno dei migliori, su una questione aperta, inevitabilmente spinosa, e trattata da Canali con equilibrio e misura, come l’immissione materiale delle strutture dell’apparato repressivo fascista ? carriere, funzionari, persone fisiche ? nelle vicende dell’Italia democratica e repubblicana. In appendice si trova un elenco dei fiduciari, degli informatori e dei confidenti del Ministero, così come dei collaboratori dell’OVRA e degli uffici politici delle questure. L’elenco è corposissimo e tale forse da uniformare personaggi con storie assai difformi alle loro spalle. Alcuni furono infatti delatori di professione e mercenari, altri spiarono per le più diverse passioni umane, altri furono sfiorati solo flebilmente dall’attività spionistica, altri ancora furono oggetto di minacce e ricatti. Né va passata sotto silenzio la quantità, oltre che la qualità. Alcuni infatti misero nei guai molte persone, altri non danneggiarono probabilmente nessuno. Conclude il volume un ammirevole apparato di note, che certo sarà apprezzato dagli studiosi.
Quel che emerge, alla fine, è la gran capacità corruttrice del fascismo. Una capacità poggiante su una miriade di moventi meschini e su una gran massa di umane miserie e tragedie. Ma non è lo spionismo generalizzato che può decretare la natura totalitaria del fascismo. Il totalitarismo è mobilitazione passivizzante, invasività dell’ideologia, uso politico della violenza, pratica del terrore. La macchina delatorio-spionistica, talvolta presente a bassa intensità anche come sottostrato ?invisibile? degli stessi sistemi democratici (e ancor più dei regimi autoritari non totalitari), è solo un indispensabile strumento del totalitarismo. Non l’essenza.

Bruno Bongiovanni