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Mauro Elli – Politica estera ed ingegneria nucleare. I rapporti del Regno Unito con l’Euratom (1957-1963) – 2007

Mauro Elli
Milano, Unicopli, 160 pp., Euro 17,00

Anno di pubblicazione: 2007

Sulla Comunità europea per l’energia atomica (Euratom) esistono diversi studi che riguardano le origini del progetto e i negoziati che portarono alla firma del Trattato di Roma. La sua successiva esperienza è stata invece trascurata, scontando il fatto di essere stata una Comunità tormentata e mai veramente decollata e soprattutto di assai minore successo rispetto alla sua gemella, la CEE. A tale esperienza possono oggi essere indirizzate nuove domande particolarmente stimolanti, alla luce sia della «ripresa» di un discorso pubblico sull’energia nucleare, sia di nuove sensibilità storiografiche sulle istituzioni europee, in particolare sulle dinamiche di costruzione storica di forme di «autorità pubblica» comunitaria. Questa ricerca sui rapporti tra Regno Unito e Euratom nei suoi primi anni di vita va in tali direzioni. L’a. fa uso di un’estesa conoscenza delle fonti archivistiche, sia inglesi sia comunitarie, e di una grande sensibilità nel cogliere i nessi tra questioni tecniche, economiche e politiche, indispensabile per capire certi passaggi storici, i vincoli di scelte legate alla specificità dell’energia nucleare e ai suoi legami con l’atomo militare, la dimensione scientifico-tecnologica della guerra fredda. In questa prospettiva viene inquadrata la prima attività di una Comunità creata per occuparsi di un settore industriale allora completamente nuovo e politicamente molto sensibile. E in questa prospettiva vengono anche visti i limiti dei pure vivaci tentativi della nuova Commissione Euratom di costruirsi una propria identità istituzionale. I negoziati per l’accordo Regno Unito-Euratom, qui dettagliatamente descritti, mostrano, da una parte, le frustrazioni di una Commissione molto condizionata dall’ostilità francese dopo il ritorno di de Gaulle; dall’altra, il fatto che qualunque tema apparentemente di semplice ordine commerciale (come le importazioni di coke olandese per produrre grafite per il raffreddamento dei reattori inglesi) poteva sollevare così tante questioni riguardanti la sicurezza scientifica nazionale e gli accordi militari internazionali da rendere impraticabili soluzioni «comunitarie».Ma questo è anche un libro sulla storia dell’adesione inglese all’Europa comunitaria, vista da una prospettiva diversa rispetto a quella più studiata dei negoziati tariffari per l’ingresso nel Mercato comune. Se questi coinvolgevano l’eredità imperiale britannica sugli assetti istituzionali del commercio mondiale, la «dimensione atomica» della prima domanda di adesione e le sue «velleità» – come recita il titolo di un capitolo – sollevavano questioni altrettanto vaste, a partire dalle trasformazioni postbelliche nella natura della leadership tecnologica e industriale nel sistema internazionale. Anche per questo, una minore «timidezza» narrativa (ad esempio, una introduzione di maggiore respiro su questi grandi temi, dei quali Elli dimostra comunque di essere pienamente consapevole) avrebbe ulteriormente valorizzato questa ricerca, che si colloca in un ambito ancora poco esplorato dalla storiografia italiana.

Barbara Curli