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Mezzanotte a Istanbul. Dal crollo dell’impero alla nascita della Turchia mo- derna

Charles King
Torino, Einaudi, 424 pp., € 32,00 (ed. or. New York, 2014, traduzione di Luigi Giacone)

Anno di pubblicazione: 2015

Charles King, che ha indagato l’area del Mar Nero, dopo Odessa e il Caucaso, sem- bra «chiudere il cerchio» affrontando la più grande metropoli di questo bacino marittimo, Istanbul. King considera la città il centro geo-storico di un’area cruciale, all’incrocio di due mari e cerniera tra continenti e universi culturali differenti, facendo intendere che per capire Istanbul nel ’900 essa vada vista anche dal versante orientale del Bosforo. Tuttavia non è tanto una storia della città, quanto una ricostruzione della storia della Turchia, dalla fine dell’Impero fino agli anni ’50, analizzata attraverso la lente della metropoli stambuliota.
Seguendo i percorsi di alcune figure emblematiche che hanno segnato la vita della città, l’a. ripercorre i passaggi fondamentali che hanno cambiato in profondità la socie- tà turca, riflettendo «il meglio e il peggio di ciò che l’Occidente aveva da offrire: il suo ottimismo e le sue ideologie ossessive, i diritti umani e la prepotenza dello Stato» (p. 7). L’a. descrive i mutamenti del costume e della mentalità – dall’emancipazione femminile all’avvento del jazz – che si sono determinati grazie all’apertura di Istanbul agli influssi culturali provenienti da fuori. Ma nel ’900 la città diviene anche lo specchio in cui si riflette il lato oscuro della civiltà occidentale, le cui vittime approdano a Istanbul, città porto che accoglie esuli e profughi, dai russi «bianchi» in fuga dalla Rivoluzione d’Ot- tobre agli ebrei diretti in Palestina. È questo – secondo King – il filo che attraversa la vicenda di Istanbul, emarginata in epoca repubblicana a vantaggio della nuova capitale Ankara, ma vero fulcro della modernità turca. Superando le consuete periodizzazioni politico-istituzionali, King traccia la storia di una città che, dall’occupazione alleata nel 1918 fino agli anni ’50, divenne «il più grande esperimento mondiale di una propositiva reinvenzione secondo il modello occidentale» (p. 7).
L’a., attingendo a un’ampia gamma di fonti, dalle fotografie ai giornali, dai docu- menti d’archivio alla memorialistica, offre un grande affresco di Istanbul e dei suoi abi- tanti, con alcuni spunti originali e inediti interessanti. Il libro, però, si muove tra diversi piani (dalla storia politica a quella del costume) in modo disorganico, parla di Angelo Roncalli, delegato vaticano in Turchia che si adopera ad aiutare gli ebrei durante la guer- ra, ma ne ignora la bibliografia più importante, cerca una sintesi tra il saggio storico e il racconto non sempre riuscita, a tratti indulgendo troppo su intrighi e spie degne di un giallo sull’Orient Express. Un libro scritto con la consueta eleganza che si aggiunge ad altri capitoli del lungo «romanzo di Istanbul».

Giorgio Del Zanna