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Michela Innocenti – Storie di donne e di guerra in Toscana 1943-1945 – 2006

Michela Innocenti
Pistoia, Istituto storico della Resistenza e della società contemporanea nella p

Anno di pubblicazione: 2006

Il rapporto tra donne e violenza, sia subita che agita, è il filo conduttore del saggio, e la guerra il luogo paradigmatico della violenza in cui l’autrice misura e dipana la questione della partecipazione o dell’estraneità delle donne ad essa. La riflessione prende le mosse dalla prima guerra mondiale, in cui le donne, attraverso l’adesione all’interventismo, il lavoro e l’assistenzialismo a sostegno dei soldati al fronte e delle loro famiglie, posero le premesse di una loro partecipazione di diritto alla vita istituzionale e civile del paese; salvo poi nel dopoguerra dover ripiegare nei ruoli tradizionali di una società patriarcale, in nome di un ritorno all’ordine, voluto da tutte le forze politiche, laiche e cattoliche, cavalcato ed enfatizzato poi dal fascismo. Ma è la seconda guerra mondiale, in quanto «guerra totale», a catapultare di nuovo le donne nello spazio pubblico del conflitto, dove eserciteranno, nella crisi dello Stato, un fondamentale ruolo assistenziale di supplenza nelle comunità abbandonate dagli uomini, e di maternage di massa nei confronti di soldati sbandati, partigiani, ebrei in fuga, rastrellati e quant’altro. Un protagonismo pagato a un prezzo pesante in termini di violenza e di mancata protezione. Le donne diventano infatti vittime predestinate della violenza diffusa che dal ’43 al ’45 percorre l’intero territorio nazionale, oggetto di stupri, di violenze efferate sui corpi e sulle anime, di stragi causate dai bombardamenti, dal passaggio del fronte, dalle rappresaglie sui civili di tedeschi e fascisti. Di questa larga casistica di violenza materiale e morale subita l’autrice traccia un vivido resoconto relativo all’area del Pistoiese, ricostruendo il quadro delle devastazioni e la memoria degli eccidi con l’uso di diverse fonti, dalle testimonianze di donne superstiti, ai documenti degli archivi comunali, delle associazioni femminili e degli enti assistenziali preposti nel dopoguerra a provvedere ai bisogni della popolazione indigente, fra cui appunto numerosissime le donne rimaste sole o con figli a carico, con i familiari uccisi o deportati. Attraverso le carte di archivio relative alla epurazione, Innocenti tratteggia inoltre il tema della violenza agita, di cui si resero responsabili le «repubblichine» e le collaborazioniste; di esse nel dopoguerra vengono perlopiù denunciati l’opera di delazione, le relazioni sessuali coi tedeschi, gli atteggiamenti di sopraffazione verso le altre donne, ricondotti spesso, con sottovalutazione implicita, dentro le categorie di comportamenti immorali, di «capricci da donne» e di vanità di potere, e come tali poi, salvo pochi casi di acclarata partecipazione a rappresaglie o eccidi, in larga parte condonati. Un’ampia appendice di documenti completa il volume, che avrebbe tratto beneficio da un più accurato montaggio delle sequenze cronologiche, dei temi enunciati e dei diversi materiali documentali esposti.

Brunella Dalla Casa