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Michela Minesso (a cura di) – Stato e infanzia nell’Italia contemporanea. Origini, sviluppo e fine dell’Onmi 1925-1975 – 2007

Michela Minesso (a cura di)
Bologna, il Mulino, 374 pp., Euro 28,00

Anno di pubblicazione: 2007

Da molti anni la storiografia ha tentato senza successo una ricostruzione complessiva della storia dell’Opera nazionale per la protezione della maternità e dell’infanzia, in gran parte a causa della «scomparsa» dell’archivio dell’ente dopo il suo scioglimento nel 1975. Sull’ONMI, basilare per interpretare il passaggio delle politiche sociali italiane dall’assistenza agli esordi dello stato sociale, esistono perciò buone ricerche, ma necessariamente parziali (soprattutto sul periodo fascista) o a carattere locale. È dunque benvenuto il volume curato da Michela Minesso, a. di un lungo saggio che traccia il percorso delle politiche sociali per la maternità e l’infanzia dall’età liberale agli anni ’70. Di particolare interesse sono la parte sulla difficile transizione tra fascismo e Repubblica e quella, assai meno conosciuta, sul secondo dopoguerra, da cui emergono tentativi di rinnovamento spesso parziali e inefficaci. Sullo sfondo, le battaglie politiche e la sostanziale inadeguatezza di un ente che non riesce a «rigenerarsi» fino al momento del suo scioglimento.Nella seconda parte del volume tre saggi dedicati a casi locali – Venezia, Roma, Napoli – tracciano la storia soprattutto amministrativa e organizzativa dell’ente. In relazione al caso veneziano, Franca Cosmai descrive tra l’altro l’attività della «delegata provinciale» Maria Pezzè Pascolato. Una storia significativa non soltanto perché donna alla guida di un ente – fatto insolito durante il fascismo – ma per il trasferimento delle sue innovative competenze in campo sociale ed educativo al servizio del fascismo, un fenomeno che avrebbe riguardato molte altre protagoniste dell’assistenza in età liberale. Fortemente contestualizzato è anche il saggio di Andrea Ricciardi sulla Federazione romana, che sottolinea il radicamento dell’ente nella capitale, i condizionamenti dovuti alle dinamiche clientelari e politiche, l’assenza di un progetto organico di assistenza e di un vero impegno rispetto alla creazione e al consolidamento di un’idea forte di cittadinanza sociale. Una pratica innestata nel clima di notevole disagio sociale tipico della realtà napoletana emerge dal pezzo di Giuliana Arena su quella Federazione provinciale caratterizzata, a causa delle continue emergenze igienico-sanitarie, da un’attività assistenziale di carattere prevalentemente socio-sanitario e incapace di rinnovarsi, nel dopoguerra, di fronte ai compiti della ricostruzione.Centrato principalmente sull’assistenza ai minori, il volume arricchisce per molti aspetti le ricerche fin qui condotte sull’ONMI. L’intreccio di ambiti disciplinari diversi, che includano anche la storia di genere (professioni femminili, maternità, lavoro) e la storia sociale della cittadinanza, potranno in futuro rendere più completo un quadro ancora lacunoso. È dunque auspicabile che la curatrice espanda ulteriormente la ricerca puntando lo sguardo sul ruolo svolto dalle donne, sia come fruitrici che come operatrici professionalizzate di servizi, rafforzando in tal modo gli studi sulla costruzione della cittadinanza femminile nel secondo dopoguerra.

Elisabetta Vezzosi