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Millesimo di millimetro. I segni del codice visivo Olivetti 1908-1978

Caterina Cristina Fiorentino
Bologna, il Mulino, 365 pp., € 28,00

Anno di pubblicazione: 2014

È architetto e ricercatore in Disegno industriale alla SUN l’autrice di questo volume, quinto titolo della Collana di studi e ricerche dell’Associazione Archivio storico Olivetti, il quale, come i precedenti, valorizza in modo privilegiato fonti e fondi (in questo caso una ventina) dell’azienda di Ivrea.
Il libro esamina gli elaborati della grafica olivettiana. La tesi proposta non è nuova: il linguaggio visivo della Olivetti sostiene una narrazione unitaria e la Olivetti stessa è «da considerare come un movimento culturale» (p. 15); tra prodotti e artefatti comunicativi vi è la continuità descritta da Renzo Zorzi come «attitudine a volere considerare il problema della progettazione come un intero» (p. 16); la comunicazione pubblicitaria Olivetti è autonoma dal prodotto anche se in relazione con esso e profondamente coerente con l’identità dell’impresa e della sua cultura la quale punta all’integrazione dell’uomo, della tecnologia e del territorio.
Più originale è invece la scelta di identificare gli elementi del codice visivo olivettiano attraverso quattro storie di disegno industriale (I libri Rossi, il logotìpo Olivetti, la Valentine, la Studio 42), evidenziando in dettaglio come queste a loro volta si articolano in progetti di grafica, comunicazione, propaganda e immagine. Accanto al repertorio visivo realizzato dall’ampiamente noto pantheon di grafici, designer, architetti e artisti che ruotano attorno alla Olivetti, l’a. considera forme e contenuti che provengono dai letterati e dagli intellettuali di fabbrica. La narrazione che ne deriva traduce sempre – secondo l’a. – i temi del lavoro, della produzione della tecnica in un codice visivo distintivo e interpuntato da segni ricorrenti e invarianti (figure di donna, mani, parti meccaniche, elementi naturali e alfabeti).
Non casualmente, l’ampio apparato di immagini che accompagna il volume (pp. 256-322) si chiude con il punto di partenza del libro: La rosa nel calamaio, manifesto realizzato nel 1938 per la Studio 42 dai due grafici Costantino Nivola e Giovanni Pintori insieme con il poeta-ingegnere Leonardo Sinisgalli. Con un accostamento imprevisto, il calamaio è diventato un portafiori, una rosa vi trova l’acqua al posto dell’inchiostro e una penna stilografica riposa appoggiata a esso, mentre i tre oggetti proiettano la propria ombra su un sistema di assi cartesiani; l’epoca della scrittura a mano si è chiusa per fare posto a quella meccanica, ma non per questo ai suoi vecchi oggetti non può essere garantita una nuova vita; come afferma nella prefazione Giuseppe Lupo – studioso di storia della letteratura italiana contemporanea attento alla sua relazione con l’industria –, la ragione della considerazione centrale riservata a questa affiche nella costruzione della corporate identity Olivetti è che ne incorpora la poetica orientata alla trasformazione politica e sociale: «la civiltà delle macchine affonda le sue radici nella civiltà della terra, il moderno è figlio di un tempo arcaico, le invenzioni poggiano i piedi non sul principio del rifiuto di ogni passato, ma sul canone della ricapitolazione» (p. 8).

Roberta Garruccio