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Mimmo Franzinelli – I tentacoli dell’Ovra. Agenti, collaboratori e vittime della polizia politica fascista – 1999

Mimmo Franzinelli
Bollati Boringhieri, Torino

Anno di pubblicazione: 1999

Per realizzare questo ponderoso lavoro, Franzinelli ha esaminato una vastissima documentazione archivistica, integrandola con quasi tutto ciò che è stato scritto sugli uomini e le organizzazioni dell’antifascismo militante. Come l’a. stesso avverte, non tutta la documentazione è consultabile, e non poco materiale è stato distrutto negli anni convulsi del passaggio di regime (tutta la vicenda richiederebbe un libro a sé). Ma il materiale è sufficiente a costruire un quadro attendibile dell’attività di una polizia politica esperta e ben ramificata (anche se non onnipotente), a dare l’idea delle dimensioni e del modus operandi di quella vastissima rete di informatori e fiduciari, provocatori e doppiogiochisti che operò con notevole successo lungo l’intero ventennio.
La maggiore novità che emerge dal libro riguarda l’entità del fenomeno dell’infiltrazione: una realtà che contrasta con l’ottimistica valutazione data a suo tempo da Garosci nella sua Storia dei fuorusciti (“Pochissime furono le personalità antifasciste che passarono al nemico nel corso della lotta”) e che si compone di una miriade di piccoli casi personali: tradimenti per interesse, cedimenti per debolezza o per stanchezza o per sfiducia nella possibilità di mutare un corso in apparenza irreversibile, ma anche passaggi di campo (a volte reiterati nei due sensi) motivati ideologicamente. È d’obbligo pensare al caso Silone: all’a. la vicenda era evidentemente sfuggita, del che non può essergli fatto rimprovero (anche perché l’informatore “Silvestri” non era gestito dalle strutture dell’Ovra, formatesi solo nei tardi anni venti, ma personalmente dall’ispettore Bellone). Criticabile è invece il fatto che, una volta sollevato il caso dalle ricerche di Biocca e Canali, l’a. non abbia sentito il bisogno di riscrivere almeno le parti dedicate alle vicende del Pci (in cui Silone viene spesso citato senza alcun riferimento alla sua doppia attività), e si sia invece limitato a inserire poche pagine di commento, equanimi ma alquanto imbarazzate.
Più in generale, una certa piattezza interpretativa contrasta con la mole della documentazione esaminata e con l’entità dei problemi affrontati. Molte, forse troppe notizie minute; una gran quantità di profili di personaggi maggiori e minori diligentemente riportati nelle note a piè di pagina, ma poche riflessioni di carattere generale sul funzionamento di una macchina repressiva che – dimensioni a parte – sembra avere più strette parentele con quella del vecchio Stato liberale che non con quelle dei coevi regimi autoritari. Soprattutto l’assenza di una seria analisi comparativa – indispensabile e possibile allo stato attuale delle conoscenze e del dibattito sul totalitarismo – limita la portata del lavoro: che resta comunque prezioso come repertorio di informazioni e come contributo (non sempre consapevole) alla comprensione del rapporto, complesso e a tratti ambiguo, che intercorse tra il fascismo, l’antifascismo e il popolo italiano.

Giovanni Sabbatucci