Cerca

Mirella D’Ascenzo – Tra centro e periferia. La scuola elementare a Bologna dalla Daneo-Credaro all’avocazione statale (1911-1933 – 2006

Mirella D’Ascenzo
Bologna, Clueb, 439 pp., euro 32,00

Anno di pubblicazione: 2006

Nel panorama degli studi sulla storia della scuola italiana, il volume di Mirella D’Ascenzo si presenta come uno studio di caso: l’amministrazione e il mondo della scuola primaria nella città di Bologna all’impatto, della definizione prima e dell’applicazione poi, della legge Daneo-Credaro. La scelta ha una sua intrinseca ragion d’essere. Nota per essere la legge che ha «statizzato» il primo grado del sistema scolastico del Regno d’Italia, affidato nei primi cinquanta anni postunitari alla gestione dei municipi, la Daneo-Credaro è, non di meno, la legge che ha riconosciuto l’autonomia scolastica ad un congruo numero di comuni: i capoluoghi di provincia e di circondario innanzitutto. Il volume ci induce a guardare a questo snodo normativo e storico ? è il primo provvedimento organico e sfaccettato di lotta all’analfabetismo in Italia ? da questa seconda prospettiva, con l’intento, in ragione della dimensione di scala scelta (ovvero un singolo comune), di cogliere le implicazioni ampie, stratificate, reticolari che esso è stato in grado di indurre nella società locale. Bologna si rivela un osservatorio fecondo; e non solo perché è capoluogo di provincia. Bologna è città di media grandezza, con una articolazione sociale complessa che, in quanto tale, alimenta una domanda d’istruzione diversificata e composita. È città di solida tradizione universitaria tale da aver influenzato positivamente la qualità della classe magistrale cittadina e di aver favorito l’incubazione di iniziative scolastiche e parascolastiche originali e innovative (scuole all’aperto, esperimenti di differenziazione didattica, biblioteche scolastiche, corsi integrativi, ecc.). È città che si trova a vivere, in quello scorcio di secolo, fermenti culturali e politici nuovi (la conquista del Municipio da parte dei socialisti alle prime elezioni a suffragio universale maschile, ma anche l’aspra impetuosità del primo fascismo), che prova a scardinare equilibri consolidati, e che si trova a rivisitare, nel tempo, l’esigenza di autonomia amministrativa. Bologna è, insomma, riprendendo la dialettica entro cui l’autrice ha inteso sin dal titolo situare la «questione scolastica», periferia che irrequietamente (attraverso le parole e l’azione dei liberali moderati, dei cattolici, dei socialisti, dei fascisti, delle associazioni magistrali, della stampa) ha difeso la propria autonomia amministrativa e scolastica dall’intervento accentratore dello Stato, rendendosi coartefice, nella fase di definizione della legge, durante il travagliato iter legislativo, della soluzione di compromesso a cui, auspice Credaro, si è poi pervenuti, e divenendo, nella fase applicativa, interprete attiva, nella diversità delle scelte compiute dalle giunte che si sono via via avvicendate, delle disposizioni in essa contenute (organizzazione scolastica, edilizia, patronato, corsi per adulti, ecc.). Con l’avvento del fascismo e il consolidamento del regime, cadranno i presupposti per il mantenimento delle «autarchie» locali. La legge avocativa del 1933 non farà che notificarne lo smantellamento.

Rosanna Basso