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Monica Galfré – Il regime degli editori. Libri, scuola e fascismo – 2005

Monica Galfré
Roma-Bari, Laterza, pp. XV-255, euro 22,00

Anno di pubblicazione: 2005

È acclarato come il ventennio fascista abbia rappresentato un periodo di grandi trasformazioni per l’intero sistema editoriale italiano. Semmai c’è da riflettere in che misura questo mutamento, realizzatosi attraverso l’ammodernamento delle basi produttive, l’accentramento economico, ma soprattutto il controllo politico e culturale, abbia assecondato tendenze già presenti in seno al mondo editoriale nazionale. All’interno di tale processo il rapporto tra editoria e scuola ha rappresentato uno snodo assai rilevante, considerando l’incidenza che storicamente l’editoria scolastica ha avuto in rapporto alle dimensioni modeste (se non asfittiche) del comparto produttivo nazionale. Tale importanza si accresce negli anni tra le due guerre quando il libro di scuola sempre più rappresenta un veicolo imprescindibile per l’affermazione ideologica del regime. La lotta politica (prima ancora che ideologica) condotta dal fascismo contro la ?camorra libraria? va perciò letta in duplice maniera: come esigenza del fascismo di limitare sempre più l’autonomia culturale (e latamente politica e ideale) espressa dalla letteratura scolastica; come occasione per le principali case editrici di affermare interessi e soddisfare aspettative di espansione che via via finivano per coincidere con gli obbiettivi del regime. Sotto questo profilo la ?fascistizzazione? del sistema editoriale italiano va vista anche come adesione attiva delle case editrici (e particolarmente di alcune di esse) alla politica scolastica dello Stato fascista attraverso comportamenti che prevedevano forme di autocontrollo, di autocensura, insomma di allineamento preventivo alle politiche del regime. Questo non solo nella scuola elementare, specie in connessione con l’introduzione del libro unico di Stato; ma anche nella scuola media dove la ?libertà condizionata? fu vissuta in piena sintonia con le direttive di volta in volta emanate dal regime. La ricostruzione che ne deriva sottolinea il rafforzarsi, proprio a partire dal settore scolastico, del rapporto tra intellettuali, mondo editoriale e potere pubblico, pronuba la mediazione di alcune grandi personalità (da Giovanni Gentile a Ernesto Codignola) che si avvalsero del ruolo pubblico giocato per intessere relazioni e intese che investivano insegnanti di vario livello, accademici, giornalisti, scrittori, funzionari scolastici e dirigenti ministeriali, in un intreccio pieno di ambiguità. D’altro canto la regolamentazione del mercato imposta dall’inquadramento corporativo delle attività produttive, determinò l’affermazione piena di quegli editori che più di altri (e in piena sintonia con le esigenze del regime) seppero, come Mondadori, rispondere alle sollecitazioni e agli interessi di una società di massa in via di totale irregimentazione. Lo studio, attraverso il ricorso a fonti diverse, alcune delle quali fino a ora mai utilizzate (archivi istituzionali e privati, documentazione epistolare fra i maggiori protagonisti, archivi scolastici), risulta ricco di spunti e convincente nelle sue linee interpretative.

Luigi Ponziani