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Montenegro Amaro. L’odissea dei soldati italiani tra le Bocche di Cattaro e l’Erzegovina dal luglio 1941 all’ottobre 1943

Giacomo Scotti
Roma, Odradek, 407 pp., € 26,00

Anno di pubblicazione: 2013

A distanza di venticinque anni dal secondo, vede finalmente la luce il terzo volume della trilogia dedicata da Giacomo Scotti all’occupazione italiana del Montenegro durante la seconda guerra mondiale. I primi due volumi (Le aquile delle montagne nere e L’inutile vittoria), scritti in collaborazione con lo studioso Luciano Viazzi e dedicati agli anni 1941-1942, erano stati editi da Mursia rispettivamente nel 1987 e nel 1989. L’impostazione interpretativa di quest’ultimo testo non si discosta molto dai precedenti e produce nel lettore un curioso effetto straniante. L’autore infatti resta fortemente condizionato da un uso talvolta acritico e quasi esclusivo delle fonti jugoslave di epoca socialista. Ne risulta una lunga cavalcata attraverso ogni singolo passaggio di una «epopea partigiana» che sembra ormai fuori luogo e fuori tempo. Un’attenzione particolare viene tuttavia data ad alcuni temi «tabù» della storiografia jugoslava, quali, ad esempio, le trattative per una tregua fra tedeschi e partigiani jugoslavi durante la battaglia della Neretva o gli errori strategici di Tito durante la successiva offensiva in Montenegro nel maggio-giugno 1943.
Lo stile giornalistico rende in ogni caso piacevole la lettura; l’attenzione specifica al ruolo degli italiani, sia come occupanti che come resistenti, prima e dopo l’8 settembre 1943, ne accresce l’interesse per il pubblico italiano. Proprio grazie alle fonti jugoslave, spesso ignorate dalla storiografia del resto del mondo, Scotti mette in risalto le diverse esperienze vissute dai nostri soldati durante i lunghi mesi passati oltre Adriatico: dalle violenze commesse contro le popolazioni e i partigiani a causa della strategia repressiva criminale imposta dagli alti comandi, ai singoli casi di diserzione in favore dell’esercito di Tito; dalla difficile sopravvivenza dei soldati caduti prigionieri, che spesso dividevano fatiche e sofferenze con gli stessi partigiani alla scelta di aderire alla Resistenza jugoslava dopo l’Armistizio.
In definitiva il volume non si discosta molto, per temi e interpretazioni, dagli altri editi nel corso degli anni ’80 dallo stesso autore. Esso colma tuttavia un vuoto storiografico riguardante gli ultimi mesi d’occupazione, fino alla nascita della divisione partigiana Garibaldi in Montenegro alla fine del 1943. Ha inoltre il merito di riportare l’attenzione sul ruolo centrale della Resistenza, sempre più descritta come passiva o marginale dalle più recenti produzioni storiografiche di tutta Europa.

Eric Gobetti