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Myra E. Moss – Mussolini’s Fascist Philosopher. Giovanni Gentile reconsidered – 2004

Myra E. Moss
New York, Peter Lang, pp. XVI-127, $53,95

Anno di pubblicazione: 2004

Il volume della studiosa americana Myra E. Moss, già segnalatasi per pregevoli lavori su Croce, è nella struttura e nell’impostazione un’introduzione generale alla biografia e al pensiero del filosofo di Castelvetrano pensata per un pubblico anglofono, che non dispone di simili strumenti. Dopo una prefazione di Pio Colonello, abbiamo un primo ampio capitolo biografico, seguito da più rapidi capitoli dedicati rispettivamente al pensiero pedagogico, alla gnoseologia (significativo il titolo: The Metafisica Nuova of Mind : Knowing as Being), alla dottrina dello Stato e al pensiero politico (e quindi all’adesione al fascismo), e infine al pensiero estetico e alla concezione dell’arte. Chiude il volume una bibliografia selettiva, centrata prevalentemente su titoli in inglese. Nonostante la dichiarata destinazione divulgativa, comunque assolta egregiamente, il volumetto mostra una chiara linea interpretativa, non nuova in sé, ma interessante, proprio tenendo conto del pubblico al quale è destinato. Essa consiste nel tentivo di leggere l’insieme dell’opera gentiliana, tanto nel suo fondamento gnoseologico quanto nei suoi risvolti di filosofia della praxis, come l’esito più compiuto e consapevole della ribellione del Romanticismo italiano allo spirito dell’Illuminismo, segnatamente quello inglese. In questo senso per la Moss Mazzini, piuttosto che Hegel o Spaventa, è l’autore veramente decisivo per Gentile.
Quindi anche la questione del suo rapporto con il fascismo e soprattutto con il suo capo viene ad assumere un rilievo del tutto speciale, che giustifica il titolo del volume. In effetti, a fronte di posizioni che hanno visto l’adesione di Gentile al fascismo nel segno se non proprio dell’accidentalità biografica e dell’aleatorietà connessa alle scelte politiche, quanto meno come la conseguenza di giudizi storici che non avevano riscontro sostanziale nella filosofia dell’atto ? a fronte di posizioni come queste, delle quali Gennaro Sasso è uno dei più autorevoli e recenti ripropositori ma che affondano le radici nelle interpretazioni di ?sinistra? dell’attualismo già largamente diffuse negli anni Trenta e Quaranta, la Moss è invece convinta del carattere organico e necessario dell’incontro tra la filosofia attualistica e il fascismo.
Tuttavia l’organicità e la ?necessità? dell’incontro non tolgono per la Moss l’intima lacerazione che attraversa questa filosofia, e personalmente il suo autore, di fronte agli svolgimenti del regime mussoliniano. Conclude in proposito l’autrice con tipico tocco aglosassone: ?Gentile’s moral duties toward the fascist regime, the ethical state as he conceived it, represented the historical moment in which he lived and worked. Yet his philosophy, taken as a whole, should have permitted, indeed, obliged him to support a dialectical transformation of fascist ideology into a more global and tolerant perspective. Instead, increasing dogmatic intolerance in education and religion, and toward ethnic minorities, such as the Jews and the gypsies, all contradicted the twentieth-century liberal spirit that Gentile claimed to espouse. All the brilliant thinking of Gentile in the many branches of philosophy and the disciplines of culture culminated in Il Duce. What folly!? (p. 97).

Emanuele Cutinelli-Rèndina