Cerca

Neo-atlantismo e apertura a sinistra. Nei report del Foreign Office (1953- 1962)

Matilde Ateneo
Reggio Calabria, Città del sole, 280 pp., € 15,00

Anno di pubblicazione: 2015

Questo lavoro si inserisce in un consolidato filone di ricerca relativo alla genesi del centro-sinistra e lo fa andando ad analizzare la percezione che di quest’ultimo ebbero tan- to gli ambienti governativi di Londra, quanto una parte del mondo economico e produt- tivo britannico. Si tratta di una modalità doppiamente originale di analizzare la politica italiana: da una parte si assume la prospettiva con cui si guardano le trasformazioni poli- tiche nazionali da un’ottica internazionale, mentre dall’altra si inserisce il lungo percorso di creazione della nuova architettura governativa nel più ampio contesto delle relazioni diplomatiche dell’epoca, nella consapevolezza che ogni processo politico sia influenzato tanto da dinamiche endogene alla politica nazionale, quanto da dinamiche esogene.
Numerosi sono gli spunti interessanti del volume; mi limiterò a indicare i più signifi- cativi. In primis l’ampio inquadramento storiografico proposto, che dà conto del contesto di produzione scientifica in cui questo studio si colloca, fornendo anche ai lettori non specialisti di storia delle relazioni internazionali un utile vademecum. L’a. padroneggia le analisi relative alla storia politica dell’Italia dell’epoca: ne danno conto l’apparato biblio- grafico e i puntuali richiami a specifiche questioni dibattute in ambito storiografico.
In secondo luogo, pare interessante la scelta di focalizzare lo studio sul Regno Unito, non solo perché in questo modo viene colmato un vuoto storiografico, ma anche perché l’a. contribuisce così a spezzare la lettura dicotomica delle relazioni internazionali relative al periodo della guerra fredda, che le analisi tradizionali hanno teso a vedere sovente in termini di relazione bipolare. In questo modo viene meticolosamente ricostruito l’at- teggiamento progressivamente possibilista con cui Londra si relazionò nei confronti del centro-sinistra allora in gestazione e viene inoltre ricostruita la modalità con cui il governo britannico interpretò, in modo tutt’altro che unidimensionale, il crescente dinamismo internazionale di un’Italia alla ricerca di una politica estera più autonoma dalla logica dei blocchi, una volta che la distensione e il processo di decolonizzazione avevano aperto spazi di manovra diplomatica per Roma. In particolare l’a., confermando altre letture storiografiche, identifica il 1956 come la data spartiacque che segnò la ridefinizione della posizione italiana nei rapporti con gli Stati dell’area mediorientale e con il Regno Unito. Infine, grazie al ricorso tanto ai documenti del Foreign Office, quanto a quelli pro- dotti dalla British Petroleum (Bp), l’a. ci restituisce anche un peculiare angolo visuale della politica energetica dell’Eni di Enrico Mattei. Da tale punto di vista, però, il lavoro lascia forse troppo sottintesa l’analisi del rapporto esistente tra queste percezioni/rappre-
sentazioni e la definizione o l’implementazione delle policies britanniche verso l’Italia.

Mireno Berrettini