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Nicholas Doumanis – Italy: Inventing the Nation – 2001

Nicholas Doumanis
London, Arnold Publishers, pp. 190, euro 15,99

Anno di pubblicazione: 2001

Docente all’università di Sidney e studioso del nazionalismo nella Grecia contemporanea: l’autore ha voluto produrre, prima di tutto, un manuale ad uso degli studenti, basato, forse per convenienza editoriale, quasi esclusivamente su una bibliografia anglosassone. In apertura del volume Doumanis ripercorre problemi e teorie sul nazionalismo e presenta l’ipotesi di una ?eccezione italiana?, troppo spesso sottovalutata da una storiografia che ha misurato il caso italiano sul metro degli esempi francese e inglese, senza tener conto delle specificità nazionali e soprattutto privilegiando un unico modello di contro alla singolarità dei percorsi di ciascuna delle nazioni in questione. ?My text ? precisa l’autore ? proceeds on the assumption that Italy is a nation, albeit a distinctive one whose development bears little resemblance to, say, British or American Experience? (p. 8). Infine, come indica il titolo del volume, non si tratta di una storia d’Italia, bensì di una storia dell’invenzione della nazione italiana. Il primo capitolo, che copre il periodo 1000-1796, presenta il nucleo di un passato utilizzabile per costruire la legittimità della nazione, all’interno del quale è evidentemente ampio lo spazio occupato dalla cultura e dalle arti. Lo sviluppo dei capitoli seguenti è molto più classico. Cercando di mantenere il fuoco sull’?invenzione della nazione?, l’autore finisce tuttavia per non sfuggire al modello di un manuale più classico ed evenemenziale. Non si può tuttavia fare a meno di lodare la chiarezza della forma e dell’espressione, e l’utilità, per il lettore, delle conclusioni che chiudono la maggior parte dei capitoli. Malgrado l’esplicita intenzione di cercare di comprendere la creazione dell’identità italiana dall’interno, l’autore non sfugge però a numerosi giudizi di valore che nascono dalla tendenza a misurare l’Italia sul metro degli altri stati-nazione. Così, tutta la parte sul periodo postunitario riprende le critiche tradizionali verso la debole ?nazionalizzazione? italiana a partire dai classici criteri delle teorie del nation building. La questione della specificità del modello nazionale italiano in realtà risulta appena posta. Il capitolo sul fascismo presenta una costruzione della nazione avvenuta dall’alto e con la forza, in assenza di alcun reale consenso. Per Doumanis l’Italia non si è veramente costituita in nazione che dopo la seconda guerra mondiale, grazie alla diffusione della cultura di massa e dell’alfabetizzazione ?[?] ordinary Italians could finally participate in, or at least feel part of, national cultural experience through such media such as cinema, television, magazines or radio? (p. 171). Questo ?patriottismo leggero? che ha costituito l’oggetto di interrogativi ricorrenti da parte degli intellettuali italiani negli ultimi venti anni, appare oggi all’autore come un atout dell’Italia nel panorama europeo. Ma allora l’Italia è una nazione debole o una nazione diversa? La questione resta aperta.

Catherine Brice