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Nicholas Stargardt – La guerra dei bambini. Infanzia e vita quotidiana durante il nazismo – 2006

Nicholas Stargardt
Milano, Mondadori, 544 pp., euro 22,00 (ed. or. London, 2005)

Anno di pubblicazione: 2006

«Per Klaus e gli altri ragazzi della sesta e settima classe della scuola superiore Lichtwarck, diventati Flakhelfer (ausiliari della Flak) nel febbraio 1943, le nuove uniformi dell’aviazione e della marina non erano soltanto la realizzazione di un sogno a lungo accarezzato durante gli anni nello Jungvolk e nella Gioventù hitleriana; l’ardua prova di prestare servizio sotto il fuoco nemico aveva reso sacre quelle uniformi, distinguendo chi le portava dal mondo dei ragazzi della Gioventù hitleriana» (p. 254). Nicholas Stargardt, storico ebreo-tedesco e australiano di Oxford e specializzato in storia sociale della Germania nazista, con uno stile narrativo estremamente soggettivo, tipico del racconto più che del saggio storico e con un’attenzione particolare per i risvolti psicologici di uno degli eventi più traumatici del secolo scorso, con questo libro ci presenta le esperienze vissute da bambini e adolescenti nel corso dell’ultimo conflitto mondiale, anche quelle di giovani tedeschi come Klaus e come l’adolescente Günter Grass arruolatosi alla fine della guerra nelle Waffen-SS. Lo scenario che emerge dal fitto intreccio di racconto indiretto e dalle numerose testimonianze offerte da compiti scolastici, diari giovanili, lettere da riformatori e ospedali psichiatrici, lettere ai padri al fronte, è quello di una guerra reale vissuta nel quotidiano da bambini tedeschi, polacchi, cechi, ucraini, ebrei di varie nazionalità e che si abbatte, sconvolgendola, sulla vita di tutti i giorni di un vasto universo umano composto da genitori e figli più che da vittime e carnefici. Secondo una cronologia del tutto interiorizzata, la guerra è iniziata per i bambini ebrei tedeschi, austriaci e cechi prima del conflitto con la loro emigrazione coatta, per i polacchi nel 1939-40 con le fucilazioni di massa, per gli ebrei polacchi con la ghettizzazione, per i bambini tedeschi della Ruhr con l’inizio dei bombardamenti e il piano per lo sfollamento centralizzato e per quelli delle province dell’Est con la fuga nel 1945 dai territori occupati. Seguendo un impianto cronologico classico, l’autore racconta la guerra dei bambini a partire da quella sul fronte interno, poi quella razziale combattuta nei ghetti e nei campi di concentramento sui territori occupati, seguita dalla guerra degli scacciati dall’offensiva sovietica sul fronte orientale, fino ai tristi episodi finali degli sconfitti da un lato e dei liberati dall’altro. Ognuna di queste guerre ha in comune con le altre l’esperienza quotidiana della sofferenza che mette sullo stesso piano vinti e vincitori, senza togliere, e anzi semmai aumentando, il peculiare carattere di efferatezza della violenza nazista. Storie di ordinaria sofferenza che si protraggono oltre la fine della guerra da una parte all’altra dell’Europa, con gli stupri dell’Armata sovietica delle giovani donne tedesche nel 1945 e i pogrom di ebrei perpetrati dai polacchi ancora nel 1946, sono la conferma di come la memoria del nazismo e la sua rielaborazione abbiano costituito e costituiscano ancora oggi un inevitabile luogo collettivo di riflessione per la costruzione dell’identità europea.

Fiammetta Balestracci