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Nunzio Dell’Erba – Intellettuali laici nel ‘900 italiano – 2011

Nunzio Dell’Erba
Padova, Vincenzo Grasso, 270 pp., Euro 24,00

Anno di pubblicazione: 2011

L’a. delinea i ritratti di Napoleone Colajanni, Gaetano Salvemini, Piero Gobetti, Carlo Rosselli, Aldo Capitini, Guido Calogero, Piero Calamandrei e Norberto Bobbio. Sono intellettuali alle origini dell’antifascismo democratico (Salvemini, Gobetti) e della revisione socialista (Rosselli) o per i quali l’esperienza totalitaria prima, e la ricerca poi dei percorsi entro cui indirizzare la nascente democrazia, furono elementi essenziali della ricerca e dell’operare. Li accomunava l’essere o ispiratori o soggetti attivi della stagione del Partito d’azione, una breve parentesi ancora oggi al centro della polemica storiografica, perché ebbe un ambizioso programma: il ripensamento della realtà nazionale nella nuova realtà mondiale di metà ‘900 in una prospettiva integralmente democratica, che era però decisamente minoritaria. La sola eccezione è costituita dal capitolo di apertura dedicato a Napoleone Colajanni, il repubblicano siciliano tra i protagonisti della democrazia a partire dagli anni ’90 dell’800 ma che, dopo l’interventismo nella Grande guerra e i conflitti sociali degli anni seguenti, fiancheggiò, fino alla morte nel 1921, il nascente movimento dei fasci.In questa panoramica sono pertanto assenti altri «intellettuali laici»: non solo i giganti del liberalismo italiano, come Croce, Nitti e Einaudi, ma anche quanti nel secondo dopoguerra furono pienamente coinvolti nella reinterpretazione della cultura laica, come ad esempio i gruppi raccolti intorno a «Il Mondo» di Mario Pannunzio e «Nord e Sud» di Francesco Compagna.Scelta legittima e sensata, quella dell’a., la cui linea rossa va scorta nel delineare alcuni dei molti tentativi di costruire una terza forza qualificata dall’incontro tra liberalismo e socialismo approdati alla democrazia pluralista. Avrebbe però potuto essere esplicitata e storiograficamente spiegata. La caratteristica dei ritratti, che si muovono nell’ambito di conoscenze storiografiche ormai acquisite, è di concentrare l’attenzione su un aspetto peculiare del percorso dei prescelti: così per Colajanni e per Rosselli sono la comparazione e i rapporti con don Luigi Sturzo; per Salvemini la riflessione sul papato di Pio XI in relazione al colonialismo imperialistico del fascismo, per Gobetti il legame con Fortunato e con Dorso, per Bobbio la corrispondenza con lo storico Giuseppe Tamburrano. L’a. è largo di giudizi, a tratti severi, come nel caso di Gobetti e di Bobbio, tanto da intitolare un paragrafo del capitolo dedicato al filosofo torinese Dal Guf al Pda. Insomma, il volume non sfugge a una caratteristica che spesso pervade i contemporaneisti: l’inconfessato desiderio di istituire un ulteriore quarto grado di giudizio, che non sempre si accorda con il gusto per l’indagine volta alla comprensione della complessità dell’umano nelle coordinate spazio-temporali nelle quali vive, opera, soffre.

Paolo Soddu