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Oliver Janz, Lutz Klinkhammer (a cura di) – La morte per la patria. La celebrazione dei caduti dal Risorgimento alla Repubblica – 2008

Oliver Janz, Lutz Klinkhammer (a cura di)
Roma, Donzelli, XX-250 pp., euro 29,00

Anno di pubblicazione: 2008

Utile e ben fatto prontuario a tema. Non occorre per dirlo esser persuasi di ciò che asseriscono in premessa i due curatori, che si trattasse di una inadempienza della storiografia italiana rispetto a un tema imprescindibile, fissato da un’agenda dei lavori definita altrove. Tanto meno, personalmente, posso capacitarmi dell’idea che «Per questa ragione» ? la presunta mancanza di studi sul «culto dei caduti» ? «il caso italiano è spesso ignorato nella storiografia internazionale» (p. XII). Mi sembra ottimistico. So per certo che «il caso italiano» ? cioè tout court l’Italia e la storiografia italiana ? è spesso ignorato dalla storiografia…d’oltralpe, a prescindere dai vuoti e dai pieni. Non dai benemeriti Klinkhammer e Janz, s’intende. Qui convocano i migliori collaboratori possibili, ciascuno a sintetizzare in un saggio ciò che, spesso, aveva già trattato in un libro. Dunque, gli studi preliminari non mancavano, non era tutto da fare e la natura del volume è più di bilancio d’assieme che di ricerca ex novo. Detto questo, è comodo trovare riuniti ? ciascuno dalla «sua» angolatura ? Roberto Balzani, Lucy Riall, Bruno Tobia, lo stesso Janz, Antonio Gibelli, Roberta Suzzi Valli, Nicola Labanca, Petra Terhoeven, l’altro co-curatore Klinkhammer in veste di autore, Francesco Germinario, Guri Schwarz. Una squadra eccellente, come si vede. Che per giunta riesce nell’insieme a tenere a freno quel virus interno e specifico della storia culturale, che è il non poter «credere» più a nulla: destrutturando destrutturando, si arriva a pensare che assolutamente tutto sia stato e sia «costruito». Tutto e il contrario di tutto. Il rischio così è travolgere nella retorica le vite vissute, interi mondi di convinzioni. È una sensazione connessa al genere, qui meno petulante. Degli undici saggi (più l’introduzione), i primi due si riferiscono al sacrificio patriottico nel Risorgimento, cioè alla conversione del martire da religioso a politico e al nesso cruciale morte-morti-eroismo-Italia, còlto nel volontariato garibaldino. Dopo 50 pagine si entra nel ‘900, con il saggio sui Monumenti ai caduti che attraversa i due secoli. Un bell’investimento, dunque, sulle problematiche della tenuta, trasformazione ed eventuale venire meno del doppio e congiunto valore storico posto sotto i riflettori: la patria e la morte per la patria. Particolarmente fresco e succoso risulta Il culto dei martiri fascisti: Roberta Suzzi Valli ricostruisce le cifre dei morti di parte fascista ? computo arduo e mutevole nel tempo ?, le liturgie della morte, l’esclusione dal «martirio» dei morti degli altri, i «sovversivi». Labanca dimostra come persino il numero dei morti della guerra d’Etiopia ? pochi: e forse anche e proprio per questo ? rimanga nel vago. Klinkhammer spinge sino all’oggi la complessa memoria di Cefalonia. E Schwarz conclude ventilando la fine degli eroi, in un paesaggio generalizzato di vittime.

Mario Isnenghi