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Oltre la grande dimensione. Le «altre» imprese di Sesto San Giovanni nel XX secolo

Ilaria Suffia
Milano, FrancoAngeli, 192 pp., € 25,00

Anno di pubblicazione: 2015

Questo volume illumina la faccia decisamente meno nota della «Stalingrado d’Ita- lia», Sesto San Giovanni, polo industriale del nord Milano di importanza nazionale che ha attratto molte solide ricerche di storia economica, sociale e del movimento operaio e sindacale.
L’a. – assegnista di ricerca presso l’Università di Milano-Bicocca – si occupa infatti non delle grandi fabbriche legate alle grandi imprese arrivate a Sesto sull’onda della se- conda rivoluzione industriale, all’inizio del ’900, per la produzione di massa dei prodotti siderurgici, metalmeccanici ed elettromeccanici (la Breda la Ercole Marelli, la Falck e, dopo la grande guerra, la Magneti Marelli), ma del tessuto di imprese piccole e medie che hanno fatto la storia di Sesto non meno delle prime.
Ecco quindi spiegato il titolo: laddove oltre la grande dimensione significa appunto portare l’indagine sulle altre tipologie di impresa, sull’antonimo del big business (p. 1), mettendo a fuoco un caso studio di particolare rilevanza, sia per l’articolata composizione del suo apparato industriale – «la presenza simultanea di tipologie dimensionali diffe- renti, operanti in vari settori di attività» (p. 12) fa di Sesto una company town singolare e decisamente non una single industry city – sia perché consente di svolgere quest’indagine sull’arco dell’intero secolo scorso e sulla parabola industriale che quel secolo abbraccia.
L’organizzazione degli argomenti procede dal territorio e dall’organizzazione dello spazio urbano, alla precisazione dei parametri su cui si identifica l’«altra impresa», all’evo- luzione temporale dell’industria minore a Sesto con analisi delle dinamiche di natalità e mortalità; passa a considerarne poi la composizione settoriale, la forma giuridica, la tipologia gestionale-amministrativa, il profilo sociografico degli amministratori, presenta infine delle storie esemplari, chiudendosi con due appendici rispettivamente dedicate a fonti e metodo, immagini, dati e tabelle.
Il saggio riguarda quindi un luogo emblematico anche del carattere dualistico del sistema imprenditoriale italiano, considera il confronto con altri poli industriali italiani (Chivasso, Marghera, il ponente genovese, Pozzuoli-Bagnoli, Terni) e rende ragione delle difficoltà di un confronto internazionale. Il caso di studio è indubbiamente incorniciato in un framework di respiro più generale nell’ambito della business history (la peculiare rilevanza qualitativa e quantitativa della piccola-media impresa nello sviluppo economico del paese, le questioni definitorie che la riguardano, il permanere di una relativa opacità alla lettura storico-economica dei meccanismi di funzionamento di questa tipologia di impresa, i rapporti e le interconnessioni innescatesi nello scenario industriale locale sia fra le Pmi e le grandi imprese sia nelle relazioni che le Pmi hanno coltivato reciprocamente, tanto sul territorio quanto in proiezione esterna). L’a. sembra tuttavia porre più dei temi e dei posizionamenti rispetto alla direzione di scavo, che non delle esplicite domande di ricerca e così lascia le conclusioni più nebulose di come avrebbero forse potuto essere.

Roberta Garruccio