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Pamela Ballinger – History in exile. Memory and identity at the borders of the Balkans – 2003

Pamela Ballinger
Princeton-Oxford, Princeton University Press, pp. 328, $ 59,50

Anno di pubblicazione: 2003

Al centro di questo volume, sebbene il titolo non vi faccia esplicito riferimento, troviamo le vicende istriane seguite al secondo conflitto mondiale, alla conclusione del quale l’intera penisola fu inclusa entro i confini nazionali jugoslavi. Com’è noto, a questa ridefinizione dei confini seguì un abbandono massiccio della regione da parte degli abitanti italiani: l’?esodo istriano? interessò tra le 200.000 e le 350.000 persone (p. 1). A partire dalla consapevole assunzione di un punto di vista ?esterno’ rispetto ai fatti dell’Istria e agli specifici contesti nazionali in cui si sono collocati ? quello jugoslavo e quello italiano ? l’antropologa statunitense Pamela Ballinger ha condotto un’ampia ricerca, fondata in larga misura sulla raccolta di testimonianze orali. Un significativo elemento di novità rispetto alla letteratura esistente sul tema è dato dall’aver incluso nell’indagine, oltre ai profughi stabilitisi soprattutto nella provincia triestina, anche la popolazione italiana rimasta nei territori istriani. I ricordi della guerra e del dopoguerra, delle violenze e delle partenze, dei difficili rapporti successivi lungo il nuovo confine italo-jugoslavo sono dunque ricostruiti attraverso l’intreccio di una duplice prospettiva: da un lato i protagonisti dell’esodo, dall’altro la comunità italo-istriana che visse quello stesso esodo come l’amputazione di una parte di sé.
Come l’autrice stessa mette in evidenza, uno dei fuochi intorno ai quali si snoda la sua ricerca è costituito dalla complessa interrelazione fra la memoria collettiva delle vicende postbelliche e il definirsi di una ?identità istriana? che assume sembianze diverse da una parte e dall’altra della frontiera. Tra i profughi la memoria dell’esodo ? che i testimoni stessi definiscono ?collettiva? (p. 21) ? si è costituita anche in contrapposizione a quello che viene denunciato come un vero e proprio ?oblio? della storiografia nazionale, mentre l’?essere istriani? rimanda al ricordo di una regione tutta italiana proditoriamente sottratta alla patria. Tra coloro che sono rimasti, talvolta appartenenti alle medesime famiglie degli esuli, l’?essere istriani? si definisce piuttosto in rapporto alle complesse vicende della Repubblica Federale Jugoslava, dal suo costituirsi come Stato multietnico fino al suo violento disgregarsi. Vicende che hanno prodotto nello stesso tempo nuovi esodi e nuovi discorsi nazionali sull’esodo, ma anche il consolidarsi di una memoria in cui nazionalità diverse costituivano una composita comunità regionale.
Nel ripercorrere storia e memoria della ?comunità divisa? degli italiani dell’Istria, Ballinger mette in campo sia l’intensa produzione di ricerche di carattere locale, sia gli studi (ma in particolare quelli di carattere antropologico) che hanno dato voce al dibattito internazionale sulle migrazioni forzate e le identità nazionali. Dunque attraverso la questione istriana l’autrice si confronta criticamente anche con categorie analitiche di vasta portata e di recente introduzione, come quella della transnazionalità.

Silvia Salvatici