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Paola Corti, Matteo Sanfilippo (a cura di) – Storia d’Italia. Annale 24. Migrazioni – 2009

Paola Corti, Matteo Sanfilippo (a cura di)
Torino, Einaudi, XLVI-803 pp. Euro 95,00

Anno di pubblicazione: 2009

Giunta al suo ventiquattresimo volume, l’einaudiana Storia d’Italia propone il tema delle migrazioni. Da almeno un decennio a questa parte, a decorrere cioè dai due volumi editi da Donzelli agli inizi del nuovo millennio, l’emigrazione è andata conquistando un posto sempre più centrale sia negli interessi di ricerca degli studiosi, giovani e no, sia nell’attenzione di un pubblico meno specializzato. Annotazioni a cui i curatori del volume aggiungono la mancata inclusione nel «grande racconto» della storia nazionale e l’ancora insufficiente riconoscimento, specialmente accademico, tributato all’autonomia di questo settore disciplinare.Difficile comunque negare che strada se ne è fatta parecchia, e sottolineerei anzitutto la demolizione di una rappresentazione falsa quanto pervicace, così sintetizzata nel saggio di apertura firmato da Moatti e Kaiser: «Le ricerche degli ultimi decenni riguardo alle migrazioni hanno reso obsoleta l’immagine di popolazioni per lo più immobili che la demografia storica aveva voluto dipingere» (p. 5). Un risultato reso possibile anche dall’apporto di una produzione scientifica internazionale di grande importanza. Questo volume – inevitabilmente discontinuo come è nella natura di imprese del genere – ne incorpora con sufficiente chiarezza le tematiche. Molte di recente acquisizione. Tra le quali andrebbe menzionata la cosiddetta lunga durata, che ricorre in gran parte dei contributi anche al di là della sua esplicitazione nella prima ampia sezione su Mobilità, migrazioni e frontiere dal tardo antico all’ancien régime. Vi trovano posto tra l’altro le migrazioni medievali (Barbero), le migrazioni di lavoro nell’Italia moderna (Pizzorusso), le diaspore imprenditoriali (Caglioti) e, stimolanti quanto poco frequentati, l’emigrazione valdese (Vangelista e Reginato) e i rom e sinti in Italia (Bravi e Sigona), dedicato tuttavia alle sole forme di discriminazione a prezzo dell’oscuramento dei soggetti sociali. Per non tacere di temi in sé rilevanti, quali le rimesse (Sori), l’emigrazione politica (Luconi, Pretelli, Audenino e Bechelloni), e la trasversalità, alquanto limitata, delle donne, isolate nei contributi di Dadà, Garroni e Vezzosi. Affatto innovativo lo spazio assegnato alle migrazioni interne, che hanno in Franco Ramella un analista vigile e sofisticato, e alle immigrazioni, cui spetta la parte preponderante della terza sezione intitolata a Emigrazione e immigrazioni, con contributi relativi alla geografia e dinamica degli insediamenti stranieri in Italia (Pittau e Di Sciullo), al lavoro (Pugliese), all’associazionismo (Palidda). Non che queste ultime siano state finora trascurate, ma la loro integrazione in questa sede ha il merito di cancellarne una certa tendenza all’autoreferenzialità.Insomma, sostenuto da una multidisciplinarietà che alla storiografia affianca – ma non da ora – competenze sociologiche, antropologiche, geografiche e letterarie, si potrebbe dire che il percorso degli studi sull’emigrazione sia stato segnato da un progressivo abbattimento di paratie concettuali, dalla ricatalogazione di un campo semantico a lungo attardato sulle sue forme epiche fino a includere l’intero spettro morfologico della mobilità.

Andreina De Clementi