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Paolo Armellini, Gabriella Cotta, Beatrice Pisa (a cura di) – Globalizzazione, federalismo e cittadinanza europea – 2007

Paolo Armellini, Gabriella Cotta, Beatrice Pisa (a cura di)
Milano, FrancoAngeli, 2 voll., 223+152 pp., Euro 18,00+14,00

Anno di pubblicazione: 2007

A una prima occhiata questi due volumi non danno un’impressione positiva. L’eterogeneità degli argomenti trattati, degli approcci utilizzati (dalla storia, alla filosofia politica, alla sociologia, al diritto) e del livello di approfondimento dei singoli saggi è tale da non poter esser ricondotta a una matrice unitaria neanche dai termini, pure estremamente generici, scelti per il titolo. Un’impressione che permane anche nel quadro di ogni singolo volume: il primo, sugli «aspetti storico-politici», che alterna riflessioni giuridiche, analisi sociologiche e ricostruzioni storiche sui temi più disparati, e il secondo, sulle «prospettive teoriche e istituzionali», le cui analisi di natura prevalentemente filosofica vanno dalla lettura critica del Corano, all’evoluzione della Costituzione degli Stati Uniti, al crollo della federazione jugoslava. L’assenza di un’introduzione non migliora del resto le cose, eliminando l’unica possibilità di leggere l’opera sulla base di un filo conduttore solido e coerente.Ciò non significa che nei due volumi non vi siano saggi di qualità. Fra i tanti degni di nota contenuti nel primo, che presenta una dimensione storica più forte, sembra opportuno segnalarne almeno due.Il primo è il contributo di Arianna Montanari, che offre una chiave di lettura generale dei processi di formazione delle identità collettive, mostrando come esse nascano e si consolidino innanzitutto attraverso la contrapposizione con altre identità, tendenzialmente le più prossime. Dal che deriverebbe l’idea, condivisibile, che l’affermazione di un’identità europea passi necessariamente per una (almeno relativa) «contrapposizione con l’altro grande protagonista del mondo occidentale, gli Stati Uniti» (p. 187). Meno convincenti sono però le conseguenze che l’a. sembra attribuire a tale contrasto, il quale, acuito da alcuni aspetti della politica statunitense più recente, sembrerebbe sul punto di «mettere in dubbio [?] gli elementi costitutivi dell’identità occidentale» (p. 189). Una visione che appare troppo drastica, e destinata verosimilmente a mutare nel momento in cui, com’è probabile, il successore di Bush jr. dovesse cambiare alcuni tratti sostanziali della politica estera americana.Il secondo è il saggio di Beatrice Pisa, che traccia una sintesi del lavoro del primo Parlamento europeo eletto a suffragio universale, fra il 1979 e il 1984. Una ricostruzione che mostra innanzitutto l’effetto «tonico» giocato dall’elezione diretta sulla vitalità politica dell’assemblea, la quale, pur priva di poteri decisionali concreti, favorì lo spostamento dell’attenzione comunitaria su una serie di tematiche, nuove o fino ad allora affrontate solo in modo parziale. La condizione femminile, la difesa dei diritti umani, la cooperazione allo sviluppo, i problemi della pace nel mondo, tutti temi sui quali il Parlamento adottò risoluzioni o prese posizioni definite, talvolta preparando il terreno all’adozione di atti normativi della Comunità, ma più in generale contribuendo a ispessire una dimensione politica del processo d’integrazione che fino a quel momento era rimasta relativamente in sordina.

Lorenzo Mechi