Cerca

Paolo Borruso – L’ultimo impero cristiano. Politica e religione nell’Etiopia contemporanea (1916-1974) – 2002

Paolo Borruso
Prefazione di Richard Pankhurst, Milano, Guerini e Associati, pp. 391, euro 29,0

Anno di pubblicazione: 2002

Il volume attraversa la storia dei rapporti Stato e Chiesa nel periodo contemporaneo della storia etiopica, dall’ascesa al potere di Tafari Makonnen nel 1916 fino al crollo dell’impero nel 1974, il periodo in altre parole della trasformazione statuale “moderna” caratterizzata da una crescente centralizzazione delle istituzioni del potere e dal consolidarsi della supremazia dello Stato sulla Chiesa. E’ da rilevare la complessità dei temi trattati, che spaziano dai rapporti fra Stato e Chiesa alle relazioni regionali e internazionali, con attenzione puntuale alla periodizzazione storica, che termina con la contestualizzazione del complesso rapporto fra poteri negli anni della decolonizzazione e del “tramonto” dell’impero. Un’ambizione notevole vista la scarsezza di storiografia e la problematicità dell’accesso alle fonti primarie. Come, infatti, rileva Richard Pankhurst nella sua Prefazione, l’impossibilità e la difficoltà di accedere a fonti orali etiopiche ha posto dei limiti al lavoro. Ma questo non dipende dalla volontà dell’autore: gli archivi etiopici non sono accessibili, la ricerca sul terreno di storia orale è resa complicata da ostacoli politici e finanziari. La ricerca sulla specificità della dinamica storica del caso etiopico – di una chiesa locale non d’origine missionaria recente, in cui il rapporto fra civiltà statuale e identità religiosa è secolare – è guidata dalla convinzione che nel caso dell’Etiopia e con riflessi decisivi su tutta la regione del Corno d’Africa, lo stretto rapporto fra civiltà statuale e identità religiosa abbia giocato un ruolo fondamentale, sia nella fase di centralizzazione dello Stato, sia nella fase di disgregazione e dissolvimento dell’autorità imperiale. Fonti italiane e britanniche finora scarsamente valorizzate, contribuiscono a portare nuova luce sulle lotte di potere interne, ma sempre con una visione guidata da interessi politici esterni. Interessante è la disamina delle origini del nazionalismo e del come e quanto l’etiopica, come ogni altra costruzione nazionale, si sia fondata sulla restaurazione, si potrebbe dire reinvenzione, dell’identità cristiano-amhara. Da questo volume impariamo qualcosa di più sulla vicenda del movimento di autonomizzazione della chiesa etiopica e sulla dinamica di coordinamento, conflitto e composizione con la nascita, il consolidamento, la crisi e la restaurazione del potere imperiale e entriamo nei meandri della diplomazia soprattutto italiana. Tuttavia non posso che concordare con Pankhurst quando sottolinea la sorprendente scarsa attenzione alle politiche coloniali di discriminazione razziale, le cui conseguenze possiamo leggere ancora oggi nella ripresa di stereotipi che demonizzano l’altro in un contesto di conflitto. La situazione coloniale può e deve essere capita come particolare costruzione di un particolare momento e dunque certamente i colonizzatori sono parte di questa storia. L’assenza della memoria, delle rappresentazioni del vissuto delle popolazioni che hanno subito o hanno reagito a quelle politiche avrebbe potuto essere almeno attenuata dal riconoscimento esplicito dei limiti delle fonti storiche e della storiografia di riferimento.

Anna Maria Gentili